LO CHIEDE IN UN’INTERROGAZIONE AL GOVERNO, IL PARLAMENTARE NAZIONALE DEL MOVIMENTO 5 STELLE, CAPOGRUPPO ALLA CAMERA. E CITA IL CASO DI LUIGI BONAVENTURA, UN PENTITO CALABRESE OGGETTO DI INTIMIDAZIONI. IL FATTO DENUNCIATO DAL DEPUTATO E’ GRAVISSIMO, PERCHE’ DI PENTITI DELLA ‘NDRANGHETA SI CONTANO SULLA PUNTA DELLE DITA E ANDREBBERO PROTETTI A VISTA
Controlli ed invio di ispettori ministeriali per garantire la sicurezza dei testimoni e dei collaboratori di giustizia.
Li sollecita con un’interrogazione al ministro della Giustizia, il presidente del gruppo parlamentare alla Camera del Movimento 5 Stelle, Riccardo Nuti.
Per il parlamentare grillino, l’incolumità dei collaboratori di giustizia sarebbe infatti messa a rischio dalla vicinanza nelle località protette con soggetti malavitosi, provenienti dal medesimo territorio se non, addirittura, appartenenti alle stesse famiglie criminali.
Nuti trae lo spunto del suo atto parlamentare dalla situazione del calabrese Luigi Bonaventura, collaboratore di giustizia, al momento in una località del Molise, nell’ambito di un programma di protezione.
Il sig Bonaventura – scrive nell’interrogazione Nuti – è costretto a dividere lo spazio fisico della cittadina dove si trova con altri testimoni e collaboratori di giustizia, provenienti dalla sua stessa area geografica.
Bonaventura sarebbe stato inoltre vittima di incresciosi episodi di persuasione e di pressione, connessi al suo status.
Lo stesso Bonaventura – scrive il deputato – non ha fatto mai mistero di questi episodi, come evidenziato da lui in un ricorso presentato al Tar del Lazio.
Insomma, a parole il Governo nazionale dice di fare la lotta alla mafia. Nei fatti, abbandona i collaboratori di Giustizia.
Il fatto denunciato da Nuti è gravissimo perché riguarda un collaboratore di Giustizia della Calabria, che dovrebbe essere guardato a vista dalle forze dell’ordine, perché i pentiti della ‘ndrangheta – come sanno benissimo coloro i quali si occupano di criminalità organizzata – sono rarissimi.
In ogni caso, il nuovo Presidente del Consiglio e il nuovo Ministro della Giustizia sono fortunati: queste cose potranno farsele spiegare dal presidente del Senato, Piero Grasso, che da ex procuratore nazionale Antimafia queste ‘sottigliezze’ le conosce benissimo.
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