È il teatro più antico della città, nel cuore del percorso arabo-normanno. E per sei anni è rimasto chiuso. Neppure il riconoscimento del 2018 di capitale della cultura era riuscito ad aprire le sue porte. E invece, a partire dal weekend pasquale, il teatro Bellini spalancherà nuovamente le porte al pubblico con visite assistite tutti i giorni, un infopoint turistico e molte attività. Una riapertura che si deve alla collaborazione tra i proprietari dello stabile e la cooperativa turistica Terradamare, che provvederà a raccontare la lunga storia del teatro più antico della città, ultima presenza di struttura teatrale settecentesca di tutta la Sicilia, grazie non solo ai suoi 350 anni e alla promozione di Terradamare, ma anche alla posizione strategica in cui è collocato.
La proprietà e Terradamare hanno contribuito al riallestimento del teatro per la fruizione pubblica immediata, grazie alla collaborazione con giovani designer, in attesa di un restauro vero e proprio. Nell’imminente futuro ospiterà visite assistite e spettacoli, mostre, convegni, laboratori d’arte e rassegne. «Il ritorno all’attività teatrale avverrà gradualmente – hanno sottolineato più volte gli organizzatori – in totale dialogo con la città e con gli artisti che la abitano. Nei prossimi mesi saranno avviate delle call e si valuteranno i progetti che verranno proposti secondo un principio fondamentale: raccontare Palermo con tutte le sue differenze e peculiarità». Per quel che si apprende, dunque, si potrà fare teatro al Bellini esclusivamente con narrazioni sul capoluogo siciliano. Se da una parte sono tanti i complimenti e gli apprezzamenti da parte della cittadinanza, per la riapertura di un teatro da tempo quasi dimenticato seppur a due passi da piazza Pretoria, dall’altra la scelta di far diventare il Bellini una sorta di spazio espositivo, come una sorta di museo a cielo aperto, non ha convinto però tutti.
A partire dal regista e attore teatrale Giuseppe Provinzano, che su Facebook ha lanciato una polemica, rivolta alla comunità artistica palermitana. «Un teatro apre quando torna a fare quello che è, cioè il teatro – ha scritto – Un teatro torna a essere teatro quando può produrre teatro, quando può essere casa di chi lavora, di chi ricerca, di chi vive di teatro. Un teatro torna a produrre e (far) vivere di teatro quando viene riempito di contenuto e non si limita a essere contenitore (di eventi). Un teatro può produrre contenuto solo con un progetto artistico e risorse per svilupparlo. Un teatro senza attori, danzatori, musicisti, registi, coreografi, autori, scenografi, tecnici semplicemente non è un teatro, ma un teatro diversamente chiuso».
Una critica che in poche ore ha trovato più di una sponda: da Claudio Collovà (che su quel palco si è più volte esibito e ricorda che «in quel teatro si pagava per vedere uno spettacolo di teatro e non per fare un giro sui palchi») a Elisa Parrinello («credo sia buono aprirlo intanto, e a poco a poco dare una mano a renderlo più teatro che museo») a Margherita Ortolani (che lancia una serie di domande sull’iniziativa). «Bisogna prenderne atto che il turismo è l’unico volano economico – afferma Provinzano a MeridioNews – però una vicenda come questa è importante perché da il quadro del progetto sulla città, che si vuole rendere tutta a uso e consumo dei turisti».
Una polemica, sorta il giorno dopo la riapertura al pubblico, che Terradamare respinge. «Si tratta di interessi personali e non opinioni personali – dice Eleonora Lo Iacono, neodirettrice di produzione e promozione del teatro Bellini – Bisognerebbe innanzitutto gioire per la riapertura del teatro Bellini, che era chiuso da tempo senza che nessuno si lamentasse. Più volte comunque abbiamo ribadito che c’è la volontà di riprendere le attività teatrali. Siamo sereni, e vaglieremo tutti i progetti che ci verranno presentati, ma ci vorrà un po’ di tempo. Intanto però abbiamo sentito la necessità di riaprire il teatro, di farlo vedere perché è bellissimo. In ogni caso in tutti i teatri vengono fatte le visite guidate, anche al Massimo per esempio».
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