Dopo anni di chiusura per lavori di restauro, riapre a Palermo il museo archeologico Antonino Salinas. L’ex convento dei Padri Filippini all’Olivella viene restituito alla città con un nuovo look e un aggiornato percorso espositivo che riflette i risultati emersi dai più recenti studi scientifici e che sarà fruibile da oggi. Un allestimento, quello del museo, che non racconta soltanto le vicende della storia antica della Sicilia, ma anche quella della sua formazione, delle sue collezioni e dei personaggi che ne hanno animato le vicende per tutto l’Ottocento: le donazioni dei principi di Belmonte e di Castelnuovo e di Girolamo Valenza, gli scavi effettuati dal duca di Serradifalco a Selinunte, Solunto e Agrigento, per citarne alcuni.
Il piano terra presenta le novità più evidenti, con il recupero di piccole sale – anticamente le celle in cui dimoravano i padri filippini – che sono state destinate all’esposizione di reperti provenienti da diverse parti della Sicilia, tra i quali spiccano i vasi figurati dalla necropoli di Agrigento, le oreficerie della necropoli di Tindari, i sarcofagi di Pizzo Cannita nei pressi di Portella di Mare e la collezione del console inglese Robert Fagan, che comprende anche un frammento del fregio orientale del Partenone.
Si arricchisce di nuove sale anche l’ala dell’edificio dedicata a Selinunte, di cui erano già esposte le famose metope – la più suggestiva quella che raffigura Perseo che decapita la Medusa – provenienti dal tempio C dell’area archeologica selinuntina e risalenti VI secolo a.C., con materiali inediti provenienti da altri templi del sito, come i frammenti architettonici in marmo del tempio A e i reperti del tempio B. Queste nuove sale si sviluppano intorno al Terzo Cortile, di cui si sta completando la copertura a vetri e che ospiterà il complesso delle gronde leonine del tempio della Vittoria di Himera e la maschera gorgonica del tempio C di Selinunte. Nel corso dei lavori, nel cortile è stata rinvenuta la pavimentazione originaria risalente al Seicento, motivo per cui la linea di intervento dei lavori di restauro è stata modificata più volte in corso d’opera per via delle sorprese che l’edificio nascondeva e custodiva al suo interno: al primo piano, sotto le stratificazioni ottocentesche, sono emersi solai lignei di epoca barocca e affreschi al di sotto degli intonaci, di cui sono stati effettuati conseguenti lavori di consolidamento. A questi si aggiungono anche gli interventi di restauro architettonico dell’intero complesso monumentale e il restauro artistico delle superfici lapidee, scultoree e pittoriche.
Un complesso lavoro di riqualificazione strutturale che sottende l’intenzione di valorizzare, rilanciare e fare del più antico museo della Sicilia una fondamentale risorsa per il territorio, così come espresso dall’assessore dei Beni culturali e dell’Identità siciliana Carlo Vermiglio, dal dirigente generale Gaetano Pennino e dalla direttrice del museo Francesca Spatafora che, inoltre, svela che a giorni potrebbero esserci novità in merito agli orari di apertura del plesso con il loro prolungamento fino al tardo pomeriggio. Fino alla fine di ottobre l’ingresso è gratuito.
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