«Ci siamo rimasti malissimo, ma in sei anni è la prima volta che capita». È il commento della sezione etnea di AddioPizzo sulla vicenda delle ambulanze della onlus New Città di Catania, usate per trasportare la droga trafficata dal clan mafioso Cappello-Bonaccorsi. Nonostante l’impresa facesse parte della lista pizzo free. Si tratta dell’elenco che raccoglie i nomi di attività commerciali e imprenditori che dichiarano pubblicamente di non sottostare a eventuali richieste estorsive. A compilarlo è l’associazione antiracket catanese che, a seguito degli sviluppi dell’indagine, ha deciso di cancellare il nome della onlus dal circuito. «Un incidente di percorso – dice la presidente Chiara Barone – ma il progetto continua a crescere».
Nei giorni scorsi sono state 37 le persone arrestate dalla polizia di Catania nel corso dell’operazione che ha toccato l’ala Carateddi del clan Cappello-Bonaccorsi, subentrata alla famiglia Santapaola nella gestione dello smercio di droga in alcuni quartieri della periferia catanese. Tra queste figurano gli incensurati Antonio Cosentino e Salvatore Spampinato, che le indagini riferiscono alla New Città di Catania. «Il titolare dell’impresa non è citato, non sappiamo se fosse a conoscenza del traffico di droga – spiega Barone – Nonostante questo abbiamo subito espulso pubblicamente la onlus dalla lista pizzo free». La ditta di ambulanze sarà diffidata dall’accostare il suo nome a quello di AddioPizzo e ai loghi del consumo critico. «Siamo dispiaciuti per l’episodio che ci riguarda, ma allo stesso tempo soddisfatti che gli agenti abbiano fermato questo sistema di smercio di droga».
La lista pizzo free esiste da sei anni e raccoglie 135 nomi. Anzi, 134 da oggi. «È la prima espulsione. L’eccezione – sostiene Barone – conferma l’efficacia del metodo con cui verifichiamo le candidature prima di accettarle». Non c’è solo un modulo da compilare o dei documenti da presentare. «Dobbiamo essere severissimi nella scelta», aggiunge la presidente di AddioPizzo. A valutare ogni richiesta è la Commissione di garanzia dopo i colloqui «durante i quali gli imprenditori raccontano le loro storie all’associazione e noi spieghiamo il nostro modo di operare». La decisione finale «è insindacabile – continua – Non deve esserci nessun dubbio sull’integrità dell’azienda e sulle reali motivazioni della richiesta di adesione».
Vengono scartate, ad esempio, quelle imprese che «magari vogliono aderire al circuito pizzo free solo per farsi pubblicità e avere più clienti». Ma dopo che le imprese sono state accettate e inserite nella lista «non abbiamo la palla di vetro e non possiamo garantire per il futuro». L’associazione organizza due incontri l’anno con tutti gli aderenti «e siamo a loro disposizione per ogni tipo di problema, ma devono essere loro a cercarci».
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