LO HA DECISO OGGI LA CORTE DI CASSAZIONE PRESIEDUTA DA STEFANO AGRO’
Resta a Palermo il processo sulla trattativa Stato-mafia. Lo ha deciso la Corte di Cassazione respingendo l’istanza di rimessione dei legali degli ex ufficiali dell’Arma, Mori, De Donno e Subranni.
Il verdetto – inforna un lancio dell’Ansa – è stato emesso dalla Sesta Sezione Penale che ha rigettato la richiesta di trasferire il processo da Palermo a Caltanissetta. Gli imputati che hanno presentato la richiesta sono stati anche condannati al pagamento delle spese processuali. Il collegio era presieduto da Stefano Agrò.
Il pronunciamento della Cassazione è un segnale forte: lo Stato, questa volta, non molla. “Si costerna, s’indigna, s’impegna”, ma questa volta non getta la spugna. Il processo resta a Palermo. E sarà il pubblico ministero, Nino Di Matteo, a reggere l’accusa.
La richiesta del trasferimento del processo presso il Tribunale di Caltanissetta era stato avanzato da alcuni imputati in seguito alle dichiarazioni del boss, Totò Riina. Le dichiarazioni del numero uno della mafia dei corleonesi, secondo chi aveva proposto il trasferimento del processo, avrebbe potuto creare pericoli per gli stessi protagonisti del processo.
Una tesi che non ha convinto i giudici della Cassazione. In effetti, se tale tesi fosse stata accettata, si sarebbe creato un precedente un po’ strano: sarebbero bastate le dichiarazioni di un qualunque boss legati ai fatti di un qualunque processo per trasferire tutto ad altra sede.
La tesi della difesa era piuttosto lungimirante: se fosse passata avrebbe rimescolato le carte. Ma non è passata. Il processo sulla trattativa tra Stato e mafia continua. A Palermo.
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