Uno sciopero lungo un turno di lavoro e un sit-in davanti a Palazzo delle Aquile, venerdì 13 aprile a partire dalle ore 09, per protestare contro «l’assenza dell’amministrazione e l’impotenza, o meglio la non coerenza, dell’azienda». I circa 1800 lavoratori della Reset, la partecipata che offre servizi per il Comune, tornano a protestare. Supportati dalle sigle sindacali, i lavoratori chiedono «la corretta applicazione degli accordi assunti», come afferma Mimma Calabrò, segretaria regionale della Fisascat Cisl.
Nella lettera con cui annunciano lo sciopero i sindacati (Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs Uil, Asia e Cisal) ricordano l’accordo sottoscritto il 16 novembre 2017 a Villa Niscemi tra le parti sociali, il sindaco Orlando e il presidente di Reset Antonio Perniciaro. Un accordo che «è stato disatteso, considerato il continuo rinvio da parte dell’azienda per definire un accordo collettivo integrativo che regolamenti, in coerenza e in continuità con quanto sottoscritto il 30 dicembre 2014, un incremento orario a 36 ore settimanali per tutti i lavoratori in servizio, il riconoscimento di misure di welfare aziendali e la fruizione degli istituti contrattuali dei rol, ex festività e ferie, a tutt’oggi non ancora definito nonostante avrebbe dovuto avere già efficacia dal 01 aprile 2018».
Quel che manca, cioè, è la firma per i cosiddetti accordi di secondo livello. «Servono a riportare i lavoratori alla normalità – afferma ancora Calabrò – che finora sono stati considerati di serie B. Invece c’è stata una svolta culturale, ora anche i dipendenti Reset sono più attivi e partecipi, e non possono esserci trattamenti diversi rispetto ai colleghi delle altre partecipate. Tra l’altro essi vengono già da forti abbattimenti salariali, da turni di lavori ridotti e dalla cassa integrazione».
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