Renzi lancia Italia Viva a casa di Sammartino «Alle prossime Regionali saremo primo partito»

«Alle prossime Regionali saremo il primo partito in Sicilia». Matteo Renzi sceglie Catania per il lancio di Italia Viva in Sicilia e arriva scortato dai quattro deputati regionali che formano il drappello all’Ars: il siracusano Giovanni Cafeo, i due ex di Sicilia Futura Edy Tamajo e Nicola D’Agostino, e il padrone di casa Luca Sammartino. Che sia un’incoronazione per l’ex delfino di Lino Leanza, forte delle sue 32mila preferenze alle elezioni di due anni fa, lo conferma l’ordine degli interventi dal palco. Sammartino è l’ultimo a lanciare la volata a Renzi, dopo il capogruppo all’Ars D’Agostino e quello al Senato Davide Faraone, dopo il vicepresidente della Camera Ettore Rosato e la ministra Teresa Bellanova.

Come fu quattro anni fa, quando sullo stesso palco delle Ciminiere di Catania si consumò il matrimonio tra Articolo 4 e il Pd, anche oggi l’ampia sala del complesso fieristico è stracolma. Tantissimi rimangono in piedi o si siedono a terra. Altre centinaia di persone non riescono nemmeno a entrare e restao fuori. «Quando Luca (Sammartino ndr) e Nicola (D’Agostino ndr) vanno d’accordo e stanno dalle stessa parte, non ce n’è per nessuno», è la prima frase dell’intervento di Renzi. Nel 2015 lui non c’era su quel palco, ma l’operazione a trazione renziana fu benedetta dall’allora suo braccio destro Lorenzo Guerini (oggi rimasto nel Pd e nominato ministro della Difesa). C’era già Faraone. E i deputati regionali che Articolo 4 portava in dote: Sammartino, Sudano e Alice Anselmo. Ma anche Pippo Nicotra e Paolo Ruggirello, poi arrestati per rapporti con Cosa Nostra a Catania e Trapani. 

Oggi è il giorno di un’altra fusione. «Sicilia futura si scioglie in Italia Viva – spiega D’Agostino – abbiamo seguito Matteo nei suoi alti e nei suoi bassi, perché ha fatto le scelte più intelligenti della politica italiana degli ultimi sei anni. Il suo – continua – è stato il governo migliore degli ultimi anni sul piano del riformismo». Poi detta la strada. «Siamo al centro del dibattito politico, al centro… che bella parola, una parola che mi emoziona e che dà il nostro indirizzo». Il suo collega di partito Tamajo si leva qualche sassolino dalle scarpe: «Prima nel Pd ci dicevano transfughi, trasformisti. Ora invece ci cercano». 

In platea gongolano i centristi e gli ex autonomisti presenti. A cominciare da Mimmo Sudano, zio di Valeria, ex senatore Dc, seduto in prima fila a godersi il successo della nipote. Applaude forte e convinto quando dal palco ci si scaglia contro «la destra più becera e insolente della storia d’Italia». Ad ascoltare ci sono anche sindaci: quello di Modica Ignazio Abbate, di Brolo Pippo Laccoto che spera di subentrare all’Ars, quello di Bagheria Filippo Maria Tripoli, di Tremestieri Etneo Santi Rando e di Sant’Agata Li Battiati Marco Rubino. C’è anche l’ex prima cittadina di Giarre Teresa Sodano, fedelissima di Raffaele Lombardo, alla stregua di Maria Bonanno, ex segretaria del governatore autonomista, oggi donna ombra di Sammartino che la ringrazia dal palco per il lavoro di organizzazione svolto per l’evento di oggi. E ci sono decine di consiglieri comunali. 

Che in tanti siano venuti per Sammartino è subito evidente parlando con i militanti. «Siamo qui per Luca, è giovane e lo dobbiamo portare avanti. Fino alla presidenza della Regione», ripetono in tanti. Qualcuno ammette che prima di essere folgorato dall’enfant prodige di Italia Viva, «votavo Berlusconi», ma in realtà la maggioranza in platea rivendica un passato tra Pd, socialisti o Partito comunista. «Io ho Che Guevara sul cellulare e oggi voto convintamente Renzi», sottolinea un quarantenne. 

L’ex presidente del Consiglio va già duro contro il governo di Nello Musumeci. «Presidente, spendi quei sei miliardi che noi abbiamo lasciato per la Sicilia con i Patti territoriali e che sono bloccati», attacca Renzi, facendo riferimento al Patto per la Sicilia e quelli per le tre città metropolitane in cui confluirono moltissime risorse già stanziate ma non spese e una parte di nuovi finanziamenti. Quindi, rimanendo in tema, tocca il tasto dolente delle infrastrutture: «L’unità d’Italia si è fermata a Salerno, la situazione dei trasporti in Sicilia è ridicola. È un’Italia che in un’ora e mezza non riesce nemmeno a collegare le due prinicipali città dell’isola. E non è un problema di soldi, è un problema di blocco ed è esattamente il motivo per cui vivi, Italia Viva. Basta – conclude con l’apertheid di una delle Reioni più belle del mondo. Non c’è bisogno che diventerà bellissima, la Sicilia è già bellissima».

Salvo Catalano

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