In un’ora di discorso alla festa del Pd a Catania per il presidente del Consiglio Matteo Renzi c’è spazio anche per parlare di politica nazionale e dell’Unione europea. E rivolgersi alle opposizioni così come alla minoranza interna.
Sul capitolo Roma, Renzi invita i militanti a non lanciare affondi alla
sindaca della Capitale Virginia Raggi perché «non è nell’identità del
nostro partito usare la macchina del fango». «Dopo mesi di insulti, accuse e sfottò stiamo vivendo una fase in cui il M5s si trova in profonda difficoltà – continua -. Avevano promesso trasparenza, ma devono aver finito i giga. Noi la trasparenza l’abbiamo scritta nella riforma costituzionale e forse per questo loro votano no». E continua con un dichiarato riferimento alla candidatura di Roma
alle Olimpiadi del 2024: «Rispettiamo il voto dei cittadini di Roma, ma il
movimento non deve sacrificare l’interesse del Paese per sanare
divisioni interne».
E dopo aver parlato di crisi e lavoro arriva
il riferimento all’Europa dell’Austerity e del Fiscal Compact: «È inutile
continuare con queste politiche restrittive, se la gente non arriva a
fine mese. Siamo andati ad Atene da Tsipras, insieme a Hollande per
dire “Europa svegliati!”». Secondo il presidente del Consiglio, è sempre stata la linea del partito quella per
cui «le regole non sono un totem a cui inchinarsi», ma dal dibattito costituzionale sono sparite quelle regole con
cui l’italia potrebbe dover fare i conti, a detta di politici ed
economisti, se dovesse passare il no, vista la flessibilità concessa
proprio dall’Europa sui conti italiani a maggio.
Arriva anche l’ennesima risposta a Massimo D’Alema che sullo stesso palco non aveva perso l’occasione, una
decina di giorni fa, per esporre le ragioni dell’opposizione alla riforma
e dichiarare che avrebbe avuto un ruolo attivo nel fronte del no. Renzi ribatte leggendo un passaggio del libro dell’ex premier Un paese
normale che secondo il segretario PD ricalcherebbe da vicino l’attuale progetto di riforma costituzionale che si voterà in autunno, dalla fine del bicameralismo alla riduzione dei parlamentari.
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