Relatività carondiana applicata a Catania C’è chi corre, chi si muove e chi resta fermo

Sono in una stazione, fermo dentro a un treno in procinto di partire. A un certo punto vedo muoversi lentamente il treno accanto. O forse è il mio treno che si è mosso?

Questo è uno dei più classici esempi di relatività: quando c’è uno che si muove, l’altro sembra fermo. O viceversa. Purtroppo dipende dal punto di vista, e nella vita di ogni giorno la semplice relatività di Galileo ha applicazioni nei rapporti umani. Per dirla in breve, se io sono una persona molto attiva, che fa tante cose, che è capace di controllare tante attività, guarderò a chi invece si muove con più lentezza come a una persona pigra, o peggio la disprezzerò. Ma è giusto? Probabilmente, dipende dal punto di vista: non tutti andiamo nella stessa direzione. Qui sarebbe utile aggiungere qualche breve accenno alla meccanica e alle forze, e soprattutto alla loro rappresentazione in vettori. Ma non vi tedierò oltre, anche perché potrei dire delle papalate. Nella sostanza, se uno ha a cuore il proprio agire, sta attento alla sua corsa. Questi avrà lo sguardo dritto davanti a sè, e molto difficilmente riuscirà a vedere quanto gli accade attorno in modo realistico. Il miglior osservatore, del resto, sta fermo.

Cosa c’entra tutta questa premessa con Catania? C’entra tanto, perché se la regola è generale, applico il mio punto di vista. Sto a Catania, e anche io mi muovo, non sono quindi un osservatore neutrale. Però conoscendo la regola di cui sopra, posso attenuare il mio disprezzo, per molte cose che guardo e penso non vanno, e che in buona sostanza odio profondamente. Mettersi nei panni degli altri, o provarci, è un buon modo per evitare di condannare, e non sempre ci si riesce. Il guaio accade quando, con tutti gli sforzi di cui si è capaci, non si riesce a vedere la motivazione, positiva, che ha portato quella persona che va in una direzione diversa dalla nostra a comportarsi in modo da raggiungere proprio quel determinato risultato.

Il guaio mi è accaduto spesso: quando ho iniziato a scrivere per 095 ero molto più aperto. Vedevo tanti che sembravano muoversi e in realtà, dato che io ero più lento di loro, mi sembrava corressero. Piano piano ho acquisito più forza, e li ho superati. Ora loro mi sembrano fermi. Parlo di tante associazioni, enti, posti che consideravo di cultura, e qualcuno di questi per me si è rivelato da evitare. Non ne parlo nemmeno più. Altri invece mi hanno dato conferme, sono cresciuti con me, e dalla pluralità dei contributi, dei punti di vista, ho acquisito la consapevolezza che qui in città qualcosa può cambiare.

E se non parlo più della facoltà di lettere di Catania, di cui sono ancora formalmente uno studente, parlo invece ancora tantissimo di Cittàinsieme. Date le premesse, capirete come la penso su entrambe le due realtà catanesi, quale io consideri un esempio negativo, e quale un esempio di pluralità che arricchisce. «Il tuo è un confronto che non regge», è una facile obiezione, ma non sono mica un osservatore neutrale, ho solo cercato di limitare la mia tendenza a condannare dandomi un limite, che è quello del «se ti fa schifo più di dieci volte in un giorno, forse è il caso che smetti di preoccuparti e condanni». Prima no, e non è detto che in futuro non possa dire «mi sono sbagliato», quando sarò andato ancora più avanti, e spero che di forza ne avrò in più: forse vedrò meglio altre cose che da questo punto di vista sono invisibili.

Vi spiego anche un’altra cosa: le mie elucubrazioni sono frutto di una formazione letteraria Asimov-centrica. Per me una persona colta deve sapere le leggi della robotica, ma siccome capisco i punti di vista, la perdono se non sa di che diavolo sto parlando. Non faccio l’errore dell’imperatore che condannò il generale Bel Riose, autentico paladino dell’unità galattica, solo perché dal punto di vista dell’imperatore Cleon II, il decadente Trantor, non si capiva per quale motivo un generale forte e giovane dovesse perseguire ai confini il bene dello Stato retto da un debole vecchio, e non i suoi personali. Nel frattempo da Terminus avevano capito tutto, vedevano le cose da un punto di vista privilegiato, esterno, e non potevano far altro che approfittarne.

E infine, tanto per giustificare il titolo, qualche massima attribuita a Caronda, mitico legislatore catanese. In realtà pare che fossero leggi in vigore a Catania.

I vecchi inculchino nei giovani il pudore, in modo che questi arrossiscano di ogni mala azione. Dove i vecchi sono spudorati, figli e nipoti saranno più sfacciati. E dove regna la sfacciataggine, seguono l’oltraggio, l’ingiustizia, la violenza.

Ciascuno si sforzi d’intraprendere ed eseguire cose giuste e con decoro, perché è indegno adoperare lo stesso sforzo sia per le grandi che per le piccole cose: cerca quindi di non essere pigro.

Bisogna essere piuttosto prudenti che savi. Spacciarsi per sapienti è cosa vile; e così è meglio essere temperanti e modesti anziché sembrare di esserlo. Nessuno ardisca vantarsi d’una virtù che non ha.

Chi fa una denunzia non usi pietà: indichi anche i congiunti del colpevole, perché nulla è più importante della patria. Riferisca però solo ciò che fu commesso deliberatamente e non ciò che fu commesso per imprudenza.

[Foto di Valentina P.]

Leandro Perrotta

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