Regione siciliana, a grandi passi verso il baratro finanziario

ORMAI, OGNI GIORNO, SI MOLTIPLICANO LE PROTESTE E GLI SCONTENTI. DI FRONTE A QUESTO SCENARIO IL GOVERNO DELL’ISOLA SEMBRA IMBAMBOLATO. QUASI CHE, QUALCUNO, DALL’ESTERNO, ARRIVERA’ PER RISOLVERE I PROBLEMI. INVECE I PROBLEMI SI AGGRAVANO, GIORNO DOPO GIORNO

Le notizie più brutte arrivano da Messina. Anche se, in realtà, tutta la pubblica amministrazione siciliana è in sofferenza, dalla Regione alle Province, dai Comuni agli operatori della sanità pubblica con il corollario e enti e società pubbliche. Ovunque incombe un tema: la mancanza di soldi.

A Messina, dicevamo, la situazione diventa ogni giorno più difficile. Da lunedì non ci sono i soldi per il trasporto pubblico degli studenti disabili. Un fatto così grave avrebbe dovuto provocare l’intervento delle autorità. A cominciare dal Prefetto. ma non è successo nulla.

Adesso, sempre nella Città dello Stretto ci sarebbero problemi con i dipendenti di Messina Ambiente e per i servizi sociali. A temere l’aggravarsi di una situazione, che potrebbe diventare esplosiva nei prossimi giorni è la Cgil. Ma neanche questo provoca provoca preoccupazione.

Oggi il nostro giornale parla del mille e 300 dipendenti degli Sportelli multifunzionali che dovrebbero essere già stati assunti per sei mesi dal Ciapi di Priolo.  Assunzioni che vengono rinviate di giorno in giorno. Il dubbio è che questo benedetto Ciapi di Priolo – struttura regionale – non abbia i soldi per pagare lo stipendio,. per sei mesi, a questi dipendenti. Il nostro dubbio è che tutta questa storia del Ciapi di Priolo sia solo una sceneggiata del Governo regionale per rinviare di qualche mese i problemi.

Non va meglio nel mondo della formazione professionale. Dove l’amministrazione sta provvedendo a trattenere i soldi di integrazioni che – sulla scorta di provvedimenti del Tar Sicilia e della Corte dei Conti – non avrebbero dovuto essere erogati. Ma come ha fatto notare ieri il sindacalista della Cgil, Giusto Scozzaro, a sbagliare è stata l’Amministrazione che ha erogato questi soldi e non chi li ha richiesti in base a una legge regionale.

 

A pagare dovrebbe essere la stessa Amministrazione regionale. Le integrazioni debbono essere utilizzate per pagare gli aumenti delle retribuzioni dei dipendenti stabiliti dai contratti nazionali di categoria di questi lavoratori. Invece, a quanto pare, almeno in certi casi, questi soldi sarebbero stati utilizzati per pagare nuovo personale assunto da enti e società del settore nelle campagne elettorali delle elezioni politiche nazionali e regionali del 2006 e nelle elezioni politiche nazionali e nelle elezioni regionali del 2008.

A utilizzare in modo improprio queste somme sono stati i Governi regionali e gli alti burocrati della stessa Regione di quegli anni. Ed è semplicemente incredibile che oggi gli stessi alti burocrati, per ovviare ad errori – e a reati contabili e forse non soltanto contabili – commessi da essi stessi negli anni passati trattengano le somme da erogare a enti e società della formazione professionale.

La sensazione, ormai dìffusa, è che in Sicilia stia venendo meno lo Stato di diritto. Superfluo ricordare, infatti, che i fondi erogati in quegli anni – e in parte utilizzati in modo distorto – erano fondi regionali. Mentre le somme che l’Amministrazione regionale si sta trattenendo in questi giorni sono fondi europei. Due cose che non sono sovrapponibili. Ma, lo ripetiamo, il diritto, in Sicilia, comincia  a diventare un optional.

Tra l’altro, di fatto, l’Amministrazione regionale – nel tentativo, a nostro avviso vano, di salvare alcuni alti burocrati – sta togliendo a enti e società che operano nella formazione soldi che servono per pagare gli stupendi ai dipendenti. Da qui la protesta di questi ultimi. Problema segnalato ieri dal sindacalista della Cgil,  Giusto Scozzato, e dagli stessi dipendenti del Cefop, che ieri si sono presentati nella sede dell’assessorato alla Formazione professionale, accompagnati dagli agenti della Digos, per contestare proprio il fatto che gli uffici di questo assessorato, di fatto, stanno trattenendo i soldi che dovrebbero servire per pagare i propri stipendi.

 

Ma se i problemi di liquidità fossero solo questi, beh, sarebbe poco o nulla. Abbiamo accennato al Comune di Messina che rischierebbe di non poter pagare alcuni dei propri dipendenti. In realtà, il problema riguarda ormai la maggior parte dei Comuni siciliani.

La legge di variazioni di bilancio, in queste ore in discussione all’Ars, stanzia appena 25 milioni di euro per i Comuni: somma che risolverà, solo per qualche mese, i problemi dei Comuni siciliani, consentendogli, forse, di approvare i bilanci 2013.

La situazione nei Comuni è esplosiva perché a rischiare di restare senza soldi non sono solo i dipendenti comunali ordinari, ma tutti i lavoratori precari che operano negli enti locali dell’Isola. Sono, com’è noto, da 23 a 24 mila. Per loro, al di là delle chiacchiere, in prospettiva non c’è alcuna stabilizzazione. Mentre rischia anche di saltare la proroga dei loro contratti per mancanza di risorse finanziarie.

Il nostro giornale scrive questo, in solitudine, da un anno e forse più. I 23-24 mila precari degli enti locali, all’inizio, ci prendevano anche in giro dicendo che noi vaneggiavamo. Purtroppo per loro i nostri non erano vaneggiamenti, ma calcoli basati sui conti del bilancio regionale che sono a disposizione di tutti e che debbono soltanto essere letti correttamente.

Ora anche i precari degli enti locali hanno capito che la situazione sta precipitando. E cercano di correre ai ripari. Il prossimo 15 novembre scenderanno in piazza. E abbiamo l’impressione che non saranno soli.

Accanto ai 23-24 mila precari degli enti locali ce ne sono almeno altri 50 mila, sparsi qua e là, che la politica siciliana sembra aver ‘rimosso’.

E’ il caso, ad esempio, dei precari delle Asp siciliane. Solo a Palermo i precari – della Asp 6, tutti amministrativi – sono circa 700. Sono già scesi in piazza. E non resteranno con le mani nelle mani se la Regione proverà a licenziarli.

Idem per gli infermieri precari. Solo a Palermo e provincia, negli ospedali pubblici, se ne contano oltre 350. Più altri 280-290 che dovrebbero operare presso il Policlinico universitario di Palermo. A prescindere da questi ultimi, gli infermieri precari che prestano servizio presso gli ospedali pubblici dell’Isola dovrebbero essere oltre 800.

Abbiamo citato questi esempi. Ma ce ne sono altri. Per esempio, i precari dei Consorzi di Bonifica e di altre strutture regionali che operano in agricoltura. E la lista, lo ripetiamo, potrebbe continuare.

Il discorso si estende anche alle Province. Alle quali i 15,5 milioni di euro stanziati dal disegno di legge sulle variazioni di bilancio risolveranno, forse, i problemi impellenti, ma non quelli strutturali.

La lista, lo ripetiamo, potrebbe continuare con i pescatori che aspettano i soldi del ‘Fermo biologico’ e con altre categorie. Per non parlare degli imprenditori che hanno lavorato con la pubblica amministrazione siciliana, a tutti i livelli, e che da due anni aspettano di essere pagati.

La verità è che la Sicilia sta collassando. La situazione finanziaria precipita di giorno in giorno. Ed è semplicemente incredibile, come ci capita di scrivere in questi giorni, vedere che l’Ars, a fronte degli studenti disabili lasciati a piedi e ad una crisi finanziaria gravissima, si accinge a erogare 6 milioni e rotti di euro per la solita Tabella H!

Che dire? Che tutti i precari – l’abbiamo scritto tante volte, lo ribadiamo oggi – invece di perdere ancora tempo, dovrebbero unirsi insieme con i disoccupati per chiedere a Roma l’istituzione del salario minimo garantito.

Noi non vediamo altra soluzione. Vediamo, invece, uno scenario che si aggrava.

Redazione

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