«Musumeci dice che non può chiamare i partiti ogni giorno? Almeno lo faccia un paio di volte l’anno». Il commissario di Forza Italia in Sicilia e presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè esorta il presidente Nello Musumeci a stendere i ponti del confronto con i partiti, che «non hanno ricevuto chiamate né tutti i giorni né un paio di volte l’anno», dice. Entrati nell’anno dell’elezioni che decideranno il nuovo governo regionale, Miccichè, durante la commemorazione dell’ex presidente Piersanti Mattarella, assassinato dalla mafia il 1980, lancia una frecciata a Nello Musumeci. «Se vuole fare il presidente della Regione, deve avere la capacità di dialogo con tutti i partiti – sottolinea – Del resto, quando ha chiesto la sua elezione eccome se ha dialogato» Un’uscita al vetriolo, quella di Miccichè nei confronti dell’attuale governatore che lui stesso ha sostenuto nel 2017. L’ultima stoccata di Miccichè a Musumeci, che il 20 novembre, nel congresso catanese di Diventerà Bellissima, ha messo in guardia i vertici dei partiti di maggioranza a fare coesione attorno al suo governo. Il commissario di Forza Italia in Sicilia, per altro, nel congresso degli azzurri a Mazara del Vallo aveva anche definito un errore aver lasciato a Musumeci l’assessorato alla Salute.
«Il fatto che improvvisamente non dialoghi più – ha aggiunto Miccichè – è qualcosa che non va. Io non attacco nessuno, né lo voglio attaccare: ho sempre detto che sarei veramente felice se lui dimostrasse un cambiamento di atteggiamento. Non può decidere tutto da solo». Poi il presidente dell’Ars contesta la frase che Musumeci avrebbe ripetuto. «Dice spesso “Io ragiono con gli assessori, me li avete dati voi”. Ma gli assessori hanno una logica diversa, vengono indicati per una questione territoriale, per motivi elettivi e di consenso acquisito, per la loro competenza. La politica la gestiscono i partiti». In ultimo il presidente dell’Ars si è concentrato sui rumors che davano suo fratello Gaetano come uno dei possibili candidati a governatore della Regione. «Ne parliamo tra cinque mesi, dopo le amministrative sicuramente – conclude – Ci sono tante condizioni da valutare e bisogna capire che tipo di presidente della Regione vogliamo».
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