Regione, l’ombra dei commissari di Roma

Come vi abbiamo anticipato ieri sera, Sala d’Ercole ha concluso i lavori. Naturalmente in modo sconclusionato. Ha approvato l’ordine del giorno con il quale consente al governo la pubblicazione, sulla Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana, della manovra finanziaria priva delle parti impugnate. E poi ha approvato un secondo disegno di legge che ripropone il mutuo pari a 558 milioni di euro. Niente da fare, invece, per gli altri tre disegni di legge. Che è successo?

In questo articolo vi riassumiamo la giornata politica e parlamentare di ieri. Con qualche retroscena sulla notte tra il 17 e il 18 aprile. Per provare a capire quello che potrebbe succedere tra due o tre giorni. Il dato che salta subito agli occhi è che, per la prima volta nella storia dell’Autonomia siciliana, la Regione rischia il commissariamento.

La mattina di ieri si apre con una riunione in commissione Bilancio e Finanze dell’Ars. C’è da esaminare i disegni di legge messi a punto dagli uffici nella notte tra giovedì e venerdì. E’ successo che giovedì il commissario dello Stato ha impugnato mezza manovra finanziaria (oltre 80 norme). Un’impugnativa pesantissima, forse più pesante di quella subita dalla Regione nel 2005 quando l’Ars approvò una discutibile legge di variazioni di bilancio.

La mossa del commissario dello Stato coglie, ancora una volta, di sorpresa la politica. Qualcuno, nel mondo della politica siciliana, parla di “principio di leale collaborazione’ che sarebbe saltato. Ha ragione. Ma a tradire questo principio non è stato il commissario dello Stato, ma sono stati il Governo e l’Ars.

Noi, che siamo stati in un certo senza testimoni di quello che è avvenuto nella notte tra il 17 e il 18 aprile, dobbiamo raccontare la verità. E la verità è che c’erano stati, come sempre avviene in questi casi, colloqui informali tra alti burocrati e politici da una parte e gli uffici del commissario dello Stato dall’altra parte. Si parte da un testo la cui formulazione dovrebbe essere rigorosamente rispettata all’Aula.

La formulazione di tale testo rimane tale, grosso modo, fino alle 11 di sera del 17 aprile. Poi… Poi succede di tutto. Il presidente della Regione, Raffaele Lombardo e l’assessore Gaetano Armao hanno ‘due o tre cose’ da infilare nella manovra. Se voi ‘infilate’ due o tre cose, anche noi dobbiamo ‘infilare’ le nostre cose, ribattono i parlamentari di maggioranza e di opposizione. Così, ‘infila’ tu e ‘infilo’ io, si prepara il patatrac.

Al governo, in particolare, servono alcune autorizzazioni di spesa e altri ‘ammennicoli’. Tra questi gli 800 milioni di euro in beni immobili per mettere all’ingrasso Irfis-Fin-Sicilia. E’ la vecchia Irfis, privata del ramo di azienda bancario, che l’assessore Armao vorrebbe trasformare in un bel ‘giocattolino’. Quindi la ‘sanatoria’ per gli ‘stipendi’ dei dodici assessori ‘tecnici’ della giunta Lombardo.

Per far passare questo – che è un ‘boccone’ da 800 milioni di euro – i parlamentari, di maggioranza e di opposizione, chiedono in cambio questo e quello. Vede la luce, così, come già accennato, nella notte tra il 17 e il 18 aprile, il Gov 5: uno ‘zibaldone’ consociativo zeppo di autorizzazioni di spesa in moltisssimi casi prive di copertura finanziaria. In pratica, Governo e Ars tradiscono scientemente il rapporto di ‘leale collaborazione’ con l’ufficio del commissario dello Stato che, qualche ora prima, si sono impegnati a rispettare.

C’è di più: questo benedetto Gov 5, che l’indomani mattina comparirà in Aula, è una sorpresa per tutti: nemmeno gli uffici dell’Ars ne sono a conoscenza. E nemmeno i giornalisti. Hanno fatto tutto Governo, Ars e segreteria generale della stessa Assemblea regionale siciliana.

E difficile capire perché il Governo regionale – perché è stato il Governo a volere tutto questo  – a un certo punto, dia il via, in una notte, al cosiddetto ‘assalto alla diligenza’. Pensano di mettere il commissario dello Stato davanti al fatto compiuto? E’ una strategia della presidenza della Regione per scatenare una mega-impugnativa e creare i presupposti per lo scioglimento, evitando a Lombardo l’onere di dimettersi? Difficile capire una scelta così suicida.

Quello che avviene il giorno della grande impugnativa – giovedì scorso – è noto. Per la cronaca, il commissario dello Stato impugna pure l’accantonamento negativo di circa 198 milioni di euro che, forse, non sarebbe stato impugnato se Governo e Ars avessero rispettato il principio di ‘leale collaborazione’. Non impugna, invece, la sanatoria per le indennità degli assessori ‘tecnici’, forse per evitare che gli assessori ‘tecnici’ del passato vengano chiamati a restituire i soldi insieme con gli assessori ‘tecnici’ attuali.

C’è da porvi rimedio. Ed è per questo che, ieri, sono convocate commissione Bilancio e Finanze e Aula. Gli uffici hanno preparato ben 4 disegni di legge più un ordine del giorno.

In commissione Bilancio, tanto per cambiare, non c’è accordo. Il Governo vorrebbe provare a ‘infilare’ qualcosa.Ma i parlmentari insorgono: se ‘infilate’ qualcosa voi, ‘infiliamo’ qualcosa anche noi. Risultato: mattina e primo pomeriggio a vuoto.

Si va in Aula in ordine sparso. Sull’ordine del giorno che consente la pubblicazione della legge senza le parti impugnate non ci sono problemi. Si tratta, in ogni caso, di una forzatura. Perché una manovra finanziaria con oltre 80 norme impugnate non può essere pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale. Tant’è vero che, subito dopo, l’Aula approva un disegno di legge che ripropone il mutuo pari a 558 milioni di euro. Specificando come intendere spendere questi soldi.

E’ il passaggio più delicato della manovra in Aula. Finora il commissario dello Stato ha costretto Governo e Assemblea a eliminare dal bilancio tutte le entrate finte: cosa, questa, che non era mai successa. Adesso vuole sapere come verranno spesi i soldi del mutuo.

Sia chiaro: il commissario dello Stato sta esercitando in modo corretto il proprio ruolo. Costringendo Governo e Assemblea a mettere, nero su bianco, ad esempio, che con una parte cospicua di questo 558 milioni di euro pagherà gli operai della forestale. E il personale dell’Esa (Ente di sviluppo agricolo). Quindi spesa corrente. Di fatto, la Regione, nonostante abbia già tagliato 480 milioni di euro di entrare finte, adesso vuole contrarre un mutuo per la spesa corrente.

A nostro modesto avviso, ci sono tutte le condizioni per impugnare anche questo disegne di legge. Questo non significa che si andrà al commissariamento. Se il Governo riterrà di essere nel giusto, visto che, peraltro, si avvale di importanti ‘intelligenze’ giuridiche, pubblicherà comunque tale legge, sempre che venga impugnata. Sarà poi la Corte Costituzionale a decidere chi ha torto o ragione. Se la Consulta dovesse dare Ragione al commissario dello Stato, il Governo risponderà in solido di 558 milioni di euro. Tutto qui.

Questo scenario, ovviamente, si verificherà se il commissario dello Stato impugnerà per la seconda volta il mutuo di 558 milioni di euro. Perché potrebbe anche non impugnarlo. Anche perché, ieri, l’Aula, per non appesantire troppo il passaggio dagli uffici del commissario, ha deciso di ‘congelare’ gli altri tre disegni di legge. E cioè: il secondo disegno di legge che avrebbe dovuto rinpinguare i fondi globali con i soldi che rimangono non spesi a causa dei capitoli bloccati dall’impugnativa (somme con le quali si finanziano nuove leggi); e il terzo e il quarto disegno di legge con i quali spendere questi soldi.

In pratica, ieri, l’Ars ha deciso di bloccare molte voci della manovra, alcune delle quali già impugnate: dissalatori e, soprattutto, la ‘mitica’ tabella H. Più altre autorizzazioni di spesa. Di questo, ammesso che il commissario faccia passare il mutuo da 558 milioni per la spesa corrente, se ne riparlerà dopo le elezioni amministrative. E sarà interesse di tutti parlare, visto che tali spese – soprattutto la tabella H – interessano tutti.

Sempre per la cronaca, ieri sera, mentre l’Aula  provava a mettere una pezza a una manovra disastrosa, è giunta la notizia della pubblicazione dei ‘vincitori’ del cosiddetto Avviso 20. Si tratta della graduatoria definitiva degli Enti di formazione professionale che si ‘sciropperanno’ 286 milioni di euro in tre anni. Elenco, si dice, già inviato alla Corte dei Conti. Nomi non resi noti. Scelta ‘democratica’ di un Governo ormai alla disperazione?

Che dire di quello che è avvenuto? Che c’è – come abbiamo ricordato all’inizio – un impressionante parallellismo tra la legge di variazioni di bilancio del 2005 e la manovra di questi giorni. Con l’assessore Armao che, di fato, si è comportato come allora si comportò l’assessore Salvatore Cintola: ‘assalto alla diligenza’ ci fu allora e ‘assalto alla diligenza’ c’è stato oggi. Due ‘assalti alla diligenza’ con gli ‘indiani’ che, come in certi vecchi film di John Wayne, sono stati in entrambi i casi respinti…

 

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Giulio Ambrosetti

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