A fatica, senza un programma preciso, dunque senza bussola, strattonati di qua e di là, Governo, Assemblea regionale siciliana e, in generale, un po tutta la politica, a cominciare dal Pd siciliano e dallMpa, cercano di venire fuori dalle sabbie mobili dove sono andati a cacciarsi, tra Sala dErcole bloccata e il ciclone Leoluca Orlando che ormai incombe come una spada di Damocle.
Le cronache registrano uno scollamento tra il presidente della Regione, Raffaele Lombardo, da una parte, e i dioscuri del Pd isolano – al secolo Antonello Cracolici e Giuseppe Lumia – dallaltra parte. E mentre Lombardo temporeggia, non avendo ancora capito se, dentro il suo partito, cè già una costola pronta a sbarazzarsi di lui (Lino Leanza? Giovanni Pistorio? Entrambi?), magari in accordo con lo stesso Pd, i già citati Cracolici e Lumia sono già al lavoro per fronteggiare loffensiva che si scatenerà contro di loro il prossimo 27 maggio, quando si riunirà lassemblea regionale del Pd siciliano. Epilogo inevitabile, visto che sono proprio loro due i responsabili del disastro elettorale del Pd di Palermo, ridotto ormai al 7 per cento o giù di lì.
In questa fase, forse anche per tenersi buono Sel di Nicki Vendola, che per circostanze misteriose ha finito per allearsi non con il Pd siciliano, ma proprio con Cracolici e Lumia, i dioscuri del Partito democratico incalzano Lombardo, invitandolo, di fatto, a dimetttersi quanto prima: magari prima di luglio, come ha detto a chiare lettere Lumia.
Resta da capire – lo ripetiamo – se questo mezzo divorzio con Lombardo è una recita che consentirebbe a Cracolici e Lumia di avere qualche carta in più il prossimo 27 maggio, o se, invece, è parte di una strategia per abbandonare Lombardo al suo destino (giudiziario, in primo luogo), con in tasca laccordo con il resto dellMpa: al carta, ad esempio, che Lumia e Cracolici potrebbero giocare dentro il loro partito.
Nel frattempo cè anche lamministrazione della Regione. E lì i problemi sono tanti, perché, di fatto, il bilancio, in questo momento, è ingestibile. Troppi capitoli congelati dallimpugnativa. E margini di manovra estremamente ristretti. Ieri, presso la commissione Bilancio e Finanze dellArs, è andata in scena una riunione. Era presente, tra gli altri, il Ragioniere generale della Regione, Biagio Bossone.
Ed è stato proprio il Ragioniere generale ha invitare la politica siciliana a prendere un ‘bagno’di ragionevolezza economica e contabile. Più che altro – ci dice un parlamentere che preferisce non comparire – è stata una lezione di economia politica. Bossone, a quanto si racconta, avrebbe sottolineato lesigenza, ormai improrogabile, di cambiare filosofia in materia di composizione e gestione del bilancio regionale.
Fino ad oggi, per redigere il bilancio, si mettono, una dietro laltra, le esigenze di spesa – sempre crescenti e sempre più scollate dalla realtà contabile – e poi si comincia a cercare i soldi. Per scoprire – cosa che si ripete sempre ogni anno e ogni anno in termini sempre più gravi – che le entrate non bastano mai. Allora si comincia a cercare dove trovare i soldi per fronteggiare le spese sempre cresenti. E siccome i soldi non bastano, si iscrivono in bilancio entrate fasulle (che questanno il commissario dello Stato ha impugnato) e si prova a contrarre mutui, anche per pagare la spesa corrente: altra cosa che il commissario dello Stato ha impugnato.
Da qui linvito di Bossone a cambiare filosofia: redigere il bilancio partendo dalle entrate reali e non dalle spese. Può sembrare luovo di Colombo, ma negli uffici della Regione questa sarebbe una vera e propria rivoluzione.
Qualche parlamentare – compreso quello che ci ha raccontato, per grandi linee, quello che ha detto ieri il Ragioniere generale della Regione – ha fatto notare che un discorso del genere dovrebbe essere farina del sacco dei politici: ma considerati i problemi dellodierna politica siciliana – e considerati i problemi del governo regionale e della traballante maggioranza che lo sostiene – vanno bene anche gli ‘avvertimenti’ del Ragioniere generale.
E poi? Bisognerà capire cosa succederà oggi e nei prossimi giorni. Anche se non è difficile intuirlo. Si andrà, con molta probabilità, verso una manovra di variazioni di bilancio, riscrivendo molte poste dello sesso bilancio in ragione delle disponibilità finaziare presenti e non con i soldi immaginari. Ciò significa che alcune spese dovranno essere ridotte e altre eliminate.
Detto in parole più semplici, bisognerà trovare le risorse per i Forestali, per i dipendenti dellEas e per i trattoristi dellEsa: ma queste risorse dovranno, almeno in buona parte, essere reperite non con un mutuo, ma riducendo le disponibilità finanziarie di altri capitoli.
Anche sul mutuo non è escluso che il governo della Regione riveda la propria posizione. Lombardo, è noto, vorrebbe pubblicare la norma sul mutuo impugnata, senza però accendere il mutuo da oltre 550 milioni di euro. Questo servirebbe solo per portare la Regione allo scontro con lufficio del commissario dello Stato davanti alla Corte Costituzionale. Un atto tutto sommato sterile, perché se è vero che ciò che è stato impugnarto questanno è stato fato passare lanno scorso, è altrettanto vero che, in Italia, nel giro di un anno, è cambiato tutto: a Roma, infatti, non governa più Berlusconi, ma Mario Monti che sui conti pubblici non sta facendo sconti a nessuno.
In fondo, limpugnativa della norma sul mutuo non riguarda tutto il mutuo, ma solo la parte di indebitamento con la quale il governo regionale avrebbe voluto pagare la spesa corrente. Insomma: invece di contrarre un mutuo da oltre 550 milioni di euro si potrebbe contrarre un indebitamento di circa 200-250 milioni di euro da utilizzare per spese in conto capitale. Onorando la spesa corrente con tagli sui capitoli. In pratica eliminando gli sprechi, a cominciare, ad esempio, dalle inutili consulenze, dal 50 per cento almeno della tabella H e da altri risparmi di spesa.
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