Regione, il dipendente c’è ma non si vede

I dipendenti regionali sono tanti, tra i 18 e i 20 mila, ma a Palermo sono pochi. E’ questo il ‘succo’ della polemica che, a ritmo intermittente, ‘allieta’ le giornate dell’alta burocrazia. Ora tocca all’assessorato all’Economia, che si ritroverebbe con carenza di personale. La ‘patata bollente’ è passata nella mani del Ragioniere generale, Biagio Bossone (nella foto sotto tratta da sammarinoworld.sm), che ha scoperto che nel dipartimento Bilancio e Finanze non ci sono dipendenti a sufficienza per mandare avanti il lavoro.

A quanto pare, mancherebbero figure specifiche. Così Bossone ha firmato due atti d’interpello rivolti a dirigenti e dipendenti regionali. Obiettivo: coprire i buchi in organico. Il Ragioniere generale avrebbe individuato 108 posti vacanti, 19 per i dirigenti e il resto per funzionari (55), istruttori (18) e collaboratori (16).

Da qui la ‘chiamata’ di personale. Un’iniziativa che, per l’amministrazone regionale, non sarà gratuita. Bisognerà, infatti, fare i conti con la legge regionale numero 10 del 2000, una delle peggiori leggi – in materia di personale – della storia dell’Autonomia siciliana. E’ il provvedimento, per intendersi, che ha creato, in una notte, circa 2 mila dirigenti regionali. Cosa, questa, che ha dequalificato la stessa dirigenza, trasformandola in una baraonda alla continua ricerca di “qualcosa da dirigere”. Insomma, un gran ‘casino’.

Tornando agli atti d’interpello di Bossone, va detto che l’articolo 16 della legge regionale numero 10 del 2000 stabilisce che i regionali cooptati in alcuni uffici – con particolare riferimento a quelli della Presidenza della Regione e del Bilancio (è un caso?) – hanno diritto a una quota extra salario accessorio pari una media di circa 800 euro al mese di straordinario. Insomma, un ‘toccasana’ per una Regione che non riesca ad approvare il bilancio per mancanza di soldi. ‘Sta ‘babbiata’, faccendo due conti, costerebbe all’amministrazione circa 70 mila euro al mese in più.

Resta la domanda da ‘cento punti’: perché il personale della Regione è mal distribuito? Possiamo tentare una risposta che farà storcere il naso a tanti dipendenti. Negli uffici della Regione siciliana, da oltre vent’anni, non si entra – tranne casi ‘rarissimi’ – per pubblico concorso, come prevede la Costituzione del nostro Paese. Ma per ‘stabilizzazioni’ di personale precario, come ha stabilito una politica siciliana clientelare e truffaldina.

Le ‘stabilizzazioni’ sono state effettuate sia per i ‘lavoratori’ che prestava servizio negli uffici periferici della Regione, sia per quelli che lavoravano a Palermo. I dipendenti ‘stabilizzati’ che operavano in periferia, tranne casi rari, sono rimasti in periferia. Mentre una buona parte del personale ‘stabilizzato’ negli uffici di Palermo, piano piano, ha ottenuto il trasferimento nel proprio paese di origine o nelle zone vicine.

La questione è statistica. La Sicilia conta 5 milioni di abitanti. Palermo 700 mila. Un siciliano su 7 è palermitano. Dunque, anche un solo dipendente regionale ‘stabilizzato’ su 7 è palermitano. In una terra – la Sicilia – dove nella pubblica amministrazione “lo stipendio è un diritto e il lavoro si paga a parte”, è anche ‘logico’ che il dipendente ‘stabilizzato’ di Ragusa o di Siracusa, o di Trapani e via continuando abbia chiesto il trasferimento nella propria provincia. Il tutto è avvenuto grazie ad organizzazioni sindacali clientelari. E ad una politica che è clientelare quanto – se non di più – quella sindacale.

Questo spiega perché gli uffici della Regione di Palermo sono poveri di personale. Mentre gli uffici regionali periferici sono pieni di dipendenti che si rivoltano i pollici perché – oggettivamente – in molti casi, non hanno un tubo da fare.

Va notato che politici e sindacalisti sono previgenti. Tant’è vero che, nel 2000, hanno fatto inserire nella già citata legge 10 l’altrettanto citato articolo 10: tanto per rendere meno ‘pesante’ gli eventuali trasferimenti di personale.

Non solo. Questa gestione folle del personale ha consentito alla politica siciliana di assumere nuovi dipendenti “perché gli uffici regionali di Palermo erano vuoti”. Il tutto con il solito ricorso ai precari che, una volta ‘stabilizzati’ – nella già citata misura di 6/7 o giù di lì – tornavano a ‘lavorare’ nei paesi d’origine (cioè negli uffici periferici), dando la possibilità alla politica di riavviare il turnover clientelare.

Secondo voi, cari lettori, come ha fatto la Regione siciliana ad accumulare un deficit di 5 miliardi di euro circa? Anche grazie a questa dissennata (ma ‘produttiva’ in termini elettorali) gestione del personale. Roba da non crederci, dirà qualcuno. Sbagliando. Perché, alla ‘tirata delle somme’ – e oggi siamo alla ‘tirata delle somme’, visto che siamo ad aprile e la Regione non ha ancora uno straccio di bilancio – oggi nessuno sa quanti precari paga la pubblica amministrazione in Sicilia.

Ci sono, è vero, quelli ‘stabilizzati’ che, bene o male, possono essere rintracciati. Ma quanti sono gli ‘altri’, quelli non stabilizzati tra Comuni, enti regionali e società comunali e regionali? Nessuno lo sa.

La folle politica del personale ha avuto anche effetti sulla gestione dei fondi europei. Sarebbe ingiusto affermare che il ‘flop’ della Regione su questo fronte è funzione diretta della carenza di personale. Ma sarebbe altrettanto sbagliato dire che la carenza di dipendenti – soprattutto con riferimento a quelli qualificati – non ha inciso negativamente sull’utilizzazione dei fondi europei.

Il dirigente generale della Programmazione, Felice Bonanno, ha più volte sottolineato il problema. Segnalandolo più volte al dirigente generale del Personale, Giovanni Bologna. Nessuno, però, ha la bacchetta magica. I trasferimenti vanno effettuati con il’concerto’ delle organizzazioni sindacali. Cioè con chi ha organizzato – insieme con la politica – la ‘disorganizzazione organizzata’ del personale. Il che è quasi comico, perché è come affidare l’agnello al lupo. Insomma: ve l’immaginate la Cisl siciliana – tanto per fare il nome di un’organizzazione sindacale – che mette ordine negli uffici della Regione? Insomma…

La carenza di personale non è stata registrata solo negli uffici del dipartimento Programmazione, ma anche in altri dipartimenti. Cosa, questa, che, oltre a far ‘girare’ a pieno ritmo il già citato turnover truffaldino del precariato, ha giustificato il ricorso a consulenti esterni: altra ‘manna truffaldina’ per la vorace politica clientelare siciliana.

Fine della ‘sceneggiata’? No. La Regione ha provato a dare soluzione al problema. E lo ha fatto con uno studio condotto da un apposito “Nucleo tecnico” costituito con Decreto dell’assessore alla Presidenza prot. n. 306518 del 11.9.2009. Di questo composto fanno parte Antonino Cangemi, Sebastiano Lio, Mauro Lo Tennero e Gian Liborio Marrone .

Lo studio ha effettuato una ‘fotografia’ del personale in servizio ad una certa data e ha ipotizzato una ridistribuzione del personale e, anche, una riduzione dello stesso personale dal 5 al 10 per cento.

Lo studio dimostra quello che abbiamo già accennato: e cioè che gli uffici periferici scoppiano di personale, mentre nelle sedi centrali dei dipartimanti vi sono delle obiettive carenze, soprattutto di funzionari direttivi. I lavori e la relazione di suddetto studio non hanno mai visto la luce e non sono mai stati resi pubblici.

In altra parte del nostro giornale i nostri lettori possono leggere la relazione finale del ‘Nucleo di valutazione’. Più tardi pubblicheremo anche le tabelle.

 

 

 

Giulio Ambrosetti

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