I capi della Regione siciliana stanno provando in tutti i modi a non bere dallamaro calice. Ed è anche logico: non è piacevole sorseggiare il vino del dissesto finanziario. E una cosa simile succede al Comune di Palermo, dove il commissario straordinario, Prefetto Silvia Latella, vorrebbe evitare di formalizzare quello che è ormai nelle cose: il dissesto finanziario. Ma sia a Palazzo dOrleans, sede della presidenza della Regione, sia a Palazzo delle Aquile, sede del Comune di Palermo, debbono fare i conti con la realtà. E sono conti duri da mandare giù.
Ieri a bastonare il governo regionale, per la seconda o terza volta, hanno pensato i magistrati della Corte dei Conti. Rimproverando al presidente Raffaele Lombardo e ai suoi ‘geniali’ assessori la cattiva amministrazione. Dando ragione, di fatto, ai Forconi e, in generale, a quasi tutte le organizzazioni imprenditoriali della Sicilia, ufficiali e no, che protestano.
Anche al Comune di Palermo cominciano i problemi. Da domani i mille e 840 lavoratori della Gesip inizieranno a muoversi. E, dal loro punto di vista, hanno ragione. Il loro contratto scade il prossimo 31 marzo. E per questanno, in bilancio, non ci sono i soldi per il rinnovo del loro contratto di lavoro. Anzi, a volerla dire tutta, non cè nemmeno il bilancio del Comune. E non ci sarà. Perché nel bilancio del Comune di questanno dovranno andare insieme i conti economici della macchina comunale e quelli delle società collegate allo stesso Comune. Cosicché i buchi nascosti abilmente dallex sindaco, Diego Cammarata, verrano fuori. Stando a indiscrezioni, il buco al Comune di Palermo, dovrebbe superare di poco i 700 milioni di euro. Ma questa potrebbe essere una stima in difetto.
Il consigliere comunale del gruppo misto, Alberto Mangano, da qualche settimana a questa parte, si chiede perché il Prefetto Latella e il governo regionale – nella persona dellassessore alle Autonomie locali, Caterina Chinnici – non tirano fuori la relazione dei commissari regionali. E’ il documento con il vero ‘buco’ finanziario del Comuue di Palermo. Mangano sostiene che la relazione non viene fuori perché, così facendo, Lombardo favorirebbe il candidato del Terzo polo a sindaco.
Con tutto il rispetto verso la rispettabile tesi di Mangano, noi diamo dei fatti unaltra interpretazione. A nostro modesto avviso, le carte sul vero buco del Comune di Palermo non vengono fuori (cosa in ogni caso scorretta perché un governo regionale e un commissario straordinario non possono nascondere, come stanno facendo, un atto amministrativo che riguarda oltre 700 mila cittadini) perché il presidente Lombardo e lassessore allEconomia, Armao, temono leffetto domino. E, dal loro punto di vista, hanno ragione: se il Comune di Palermo dovesse dichiarare il dissesto finanziario – che è già nelle cose – con molta probabilità, si tirerebbe dietro tutti quei Comuni siciliani (e sono tanti) indebitati per la questione rifiuti (lindebitamento di questi Comuni ammonta a 1,3 miliardi di euro).
Non solo. Una volta fatta chiarezza sui rifiuti spunterebbe fuori, come lacqua di una falda artesiana, la questione idrica: ovvero i Comuni siciliani che, in questo momento, con la connivenza della politica (ma non soltanto della politica), si stanno indebitando verso i gestori privati del servizio idrico. Si tratta, in pratica, di unoperazione che, nei prossimi anni, dovrà alleggerire le tasche di decine e decine di migliaia di ignari cittadini siciliani. Un raggiro – tuttora in corso – che la politica siciliana non vuole assolutamente bloccare (cosa che invece andrebbe fatta, sia perché si tratta di un raggiro, sia perché il responso di un referendum popolare ha stabilito che la gestione dellacqua deve essere pubblica: cosa, questa, che il governo Lombardo finge di non sapere).
Ovviamente, se va in dissesto il Comune di Palermo e se vanno in dissesto altri Comuni siciliani tra debiti per la gestione dei rifiuti e debiti per il pagamento dellacqua, andrà anche in dissesto la Regione il cui buco supera i 5 miliardi di euro. E questa, a nostro modesto avviso, la ragione per la quale il vero buco del Comune di Palermo rimane nascosto: per evitare il già citato effetto domino che, alla fine, travolgerebbe la stessa Regione.
Intanto la realtà pressa. Domani – di certo casualmente, anche se è difficile non vedere nella coincidenza un segno del destino – tornano in piazza i Forconi e, oontemporaneamente, i lavoratori della Gesip. Questi ultimi, da domani fino a sabato 7 marzo, daranno vita a un sit-in permanente davanti la Prefettura. Sabato prossimo, presso la Camera di commercio, verrà proiettato un filmato sui servizi essenziali svolti dai lavoratori della Gesip.
Il giorno dopo, l8 marzo, i lavoratori della Gesip si trasferiranno a Palazzo delle Aquile. Il 12, il 13 e il 14 incontreranno i candidati a sindaco di Palermo. Il 15 marzo daranno vita a uno sciopero. Dal 16 marzo in poi proseguiranno con altre manifestazioni.
Tutte queste manifestazioni si incroceranno con la campagna elettorale. Il plurale manifestazioni sta ad indicare che le presenze nelle piazze e nelle vie di Palermo saranno tante. A cominciare dal presidio dei Palazzi della politica che comincerà il 6 marzo, giorno in cui i Forconi di tutte le province siciliane si catapulteranno a Palermo per una grande manifestazione di popolo.
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