È una storia da basso impero quella di Sicilia e–Servizi, oscurata ieri dall’ex socio privato. Della politica che piazzava consulenti a cifre sconsiderate e fuori mercato e affidava servizi facendoli pagare anche 60 milioni di euro l’anno. La storia . Dal sito della Regione, agli account di posta elettronica degli uffici regionali, per non parlare dei sistemi che si occupano delle prenotazioni delle Asp e del servizio 118. Un unico, prolungato black out. Persino le buste paga dei dipendenti regionali sono a rischio.
Cosa è successo? Come può permettersi un ex socio di una partecipata della Regione di «staccare la spina», come lo stesso indignato Antonio Ingroia ieri ha ribadito? La storia di Engineering che vanterebbe un credito di 120 milioni di euro racchiude la tristezza di una transizione che non riesce a concludersi. Di una migrazione culturale e di modello ancora lontana dall’essere compiuta. È Raffaele Lombardo, governatore della Sicilia, a volere lo scioglimento tra il 2009 ed il 2010 di Sicilia e-Innovazione, società che svolgeva un ruolo di raccordo e di gestione con la società informatica. Da quel momento Sicilia e–Servizi infila un lungo tunnel, da cui tra alti e bassi, non è ancora uscita.
Dopo la fase nera con due bilanci non approvati e investimenti realizzati senza copertura di costi, si provvede a una massicia razionalizzazione dei costi. Le opere collaudate però sono quelle che ha realizzato la stessa Sicilia e-Servizi, tra cui quella che riguarda il servizio 118, poco prima dell’insediamento dello stesso Ingroia. Tutto il resto, in termini di collaudo, è rimasto per strada. Ai fini della transazione, riconoscere la specificità del lavoro svolto dall’ex partner privato, risulta fondamentale. Sbraita furioso Ingroia, ma a denti stretti riconosce che la politica lo ha lasciato solo in questi mesi: «La Regione deve decidere che cosa fare della nostra società». La politica dei Dem in eterna lotta intestina, del Crocetta costretto alla questua romana, la politica che non trova sbocchi né cambi di passo. Ingroia ha anche attivato un comitato di crisi, e fa capire che la questione potrebbe finire in procura, «perché si mettono in discussione servizi essenziali dei siciliani: qualcuno dovrà rispondere dell’enorme danno arrecato che ogni ora che passa aggrava sempre di più i disagi».
È di due mesi fa il tavolo tecnico, l’ennesimo, finalizzato alla determinazione dei criteri e delle fasi che rimangono alla base del contenzioso con Enginnering che puntava ad ottenere non meno di cento milioni di euro dalla Regione e a metà giugno staccò la spina alla banca dati informatica, di cui detiene ancora il possesso. Alla riunione, alla presenza del ragioniere generale della Regione siciliana Salvatore Sammartano, si era pensato di procedere prima a una doppia fase. Un rapporto di transazione tra la stessa Regione e Sicilia e- Servizi prima e poi, una seconda fase tra quest’ultima ed Engineering. Scopo di questo doppio passo, distinguere e riconoscere, differenziandole, livelli diversi di problematiche. La soluzione individuata non si è potuta portare avanti dal momento che la convenzione stipulata, da cui trae origine la vicenda, era originariamente a tre. La rotazione di soggetti e interlocutori, tra assessori e ragionieri generali che si sono alternati, non ha giovato alla continuità delle trattative, ora che anche le difficoltà di cassa e di liquidità assediano il Palazzo. Adesso occorre riscattare i server e spiegare con parole semplici agli anziani che non possono pagare il ticket, che ci vuole ancora tanta pazienza.
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