Regione, come sprecare i fondi europei Erano destinati alla formazione post-laurea

Una borsa di studio fino a 50mila euro per un corso post laurea, con un’indennità mensile pagata fino a 1500 euro e il rimborso del biglietto di un eventuale volo. Un sogno per tanti studenti siciliani: la possibilità di perfezionare il proprio percorso formativo con un master di prestigio ed entrare nel mondo del lavoro, anche fuori dai confini nazionali. E’ quanto prevede il programma Sicilia Futuro, Misura 4, creato dalla Regione Sicilia e finanziato dall’Unione Europea attraverso il fondo sociale 2007/2013 per 15 milioni di euro. Peccato che di questa bella somma la Regione abbia impegnato ad oggi soltanto 1,5 milioni di euro, quelli necessari a finanziare il primo ciclo di domande.

Nessuna traccia, invece degli oltre tre milioni di euro destinati al secondo ciclo di borse, la cui graduatoria definitiva è stata pubblicata ad aprile. Mentre la terza e ultima tranche, per cui sarebbero previsti oltre 10 milioni di euro, è avvolta dal mistero: sulla Gazzetta ufficiale del 28 giugno veniva annunciata la pubblicazione del bando, ma sul sito Sicilia Futuro, uno striminzito comunicato, risalente sempre a giugno, dà notizia che «l’avvio del terzo ciclo è al momento sospeso». Dall’Irfis, l’istituto finanziario della Regione, incaricato di concedere le borse di studio, fanno sapere genericamente che «la Regione non ha attualmente i fondi in cassa per portare avanti il progetto». Mentre, nonostante i ripetuti tentativi, né l’assessore Nelli Scilabra, né i dirigenti dell’assessorato, hanno voluto commentare.

«Questa è una storia paradigmatica di come vanno le cose in Sicilia, di come la Regione non sappia spendere i tanto discussi fondi europei, l’idea era troppo bella per essere vera». Daniele Tagliavia non usa mezze parole. Lui, 31 anni, è uno di quelli del primo ciclo che alla fine ce l’ha fatta ad ottenere la borsa di studio: 33mila euro per frequentare un master in Comunicazione d’impresa a Madrid. Il bando, a seguito di due proroghe per la scarsa adesione, scadeva il 15 ottobre del 2012 e prevedeva la partecipazione ad un master che sarebbe dovuto iniziare non oltre il 31 ottobre. «In pratica – racconta – ho dovuto anticipare di tasca mia i soldi dell’iscrizione, circa 20mila euro. Senza la mia famiglia non avrei potuto farlo, visto che la prima rata della borsa è arrivata a maggio del 2013 e l’ultima poche settimane fa». Dover anticipare somme ingenti ha costretto molti studenti a rinunciare alla candidatura. «Non se la sono sentiti di fare prestiti avendo come garante la Regione», sottolinea Tagliavia.

Per lo scarso numero di domande, a fronte dei sette milioni e 591mila euro stanziati per la prima tranche, la Regione ha impegnato appena un milione e mezzo di euro. E chi ha ricevuto la borsa di studio alla fine ha trovato anche una sgradevole sorpresa. «Il contributo – spiega Tagliavia – prevede una quota per pagare le tasse del corso, una per l’indennità mensile che non supera i 1500 euro e il rimborso del biglietto dell’aereo. Sono stato costretto a pagare l’Irpef non solo sull’indennità mensile, ma anche sulle tasse del master. Nel mio caso, anziché 19mila euro di tasse mi hanno rimborsato 13mila euro. Come se si trattasse di miei guadagni personali, un’assurdità».

Meglio è andato per il secondo ciclo: la differenza tra le somme disponibili grazie al fondo Fse (quattro milioni e 554mila euro), e il reale impegno dell’ente regionale, tramite l’Irfis (poco più di tre milioni e 200mila euro), è di un milione e 300mila euro. Solo che gli studenti vincitori del secondo ciclo, che hanno già firmato l’atto d’obbligo – cioè una sorta di contratto con l’Irfis in cui si sottoscrivono le regole del bando – non hanno ancora ricevuto un centesimo, mentre i master hanno avuto inizio.

Resta il terzo e ultimo ciclo, che prevedeva una somma iniziale di circa tre milioni di euro e su cui sarebbero dovute confluire anche le rimanenze dei primi due finanziamenti. In totale un tesoretto da dieci milioni e 300mila euro. Nonostante l’avviso sulla Gazzetta ufficiale dell’imminente pubblicazione, del bando non si sa nulla. «All’Irfis ci hanno spiegato che è un problema di cassa – spiega Tagliavia – La Regione non trova i fondi per anticipare queste quote che l’Unione europea restituisce a posteriori». Uno spreco che grida vendetta, ma che è solo una fetta di una torta dei fondi per la formazione ancora più grande.

La Misura 4 del programma Sicilia Futuro è l’unico segmento in parte realizzato di un finanziamento da 40milioni di euro proveniente dal Fondo sociale europeo e «destinato ad interventi di sostegno per la qualificazione delle risorse umane e per lo sviluppo della ricerca e la diffusione dell‘innovazione tecnico-scientifica in Sicilia». Delle sei misure previste, cinque sono rimaste sulla carta. Prevedevano stage e tirocini presso imprese, centri di ricerca, agenzie di sviluppo; inserimento di dottorandi; contributi per il rientro di ricercatori e formatori; borse di ricerca applicata. Idee che avevano convinto l’Unione europea ma che la Regione non è stata in grado di trasformare in reali opportunità.

[Foto di *Fata nera*]

Salvo Catalano

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