Una storia lunga quasi tre lustri, la cui fine potrebbe essere all’orizzonte ma che, considerati i precedenti, non può essere escluso possa nuovamente allontanarsi. Nella vicenda che vede protagonisti la New Energy – società costituita a Salemi, nel Trapanese, nel 2004 ma che oggi ha sede a Roma – e il dipartimento regionale Territorio e ambiente l’unico dato certo è che in ballo c’è qualcosa come 13 milioni di euro. Somma che la prima dovrebbe ricevere, come risarcimento, dalla seconda. Dunque, dalla Regione. Il condizionale è dovuto non tanto alla mancanza di certezza sulla legittimità delle pretese degli imprenditori, che nel 2005 avevano in mente di realizzare a Modica un impianto di produzione di energia partendo dalla lavorazione delle biomasse, quanto dal fatto che da anni gli uffici prendono tempo per liquidare l’importo milionario.
A dare ragione alla New Energy sono stati il Tar e in più di un’occasione il Cga. Al centro della querelle ci sono i tempi con cui il dipartimento ha rilasciato le autorizzazioni per le emissioni nell’atmosfera. Un ritardo di oltre tre anni scaturito da un rimpallo di competenze tra la Regione e, soprattutto, il Cpta di Ragusa. L’acronimo indica la commissione provinciale per la tutela dell’ambiente: l’organismo non esiste più, ma per tanto tempo è stato interpellato in merito a pareri ritenuti obbligatori ma non vincolanti. Nonostante l’Avvocatura dello Stato si fosse già pronunciata sottolineando che quel passaggio non era in realtà necessario. A suffragio della tesi portata avanti dal dipartimento c’era anche una circolare del 2007 in cui si menzionano due leggi regionali rispettivamente del 1977 e del 1980, che però oltre a essere già allora superate dagli aggiornamenti normativi non parlano mai di obbligatorietà. «La Cpta formula pareri su richiesta del Comitato regionale per la tutela dell’ambiente», si legge nella norma. Peraltro, il Comitato regionale per la tutela dell’ambiente, nel momento in cui New Energy ha avviato l’iter per ottenere le autorizzazioni, non esisteva più.
Questi intoppi, su cui i giudici amministrativi si sono pronunciati parlando di «contesto procedimentale irritualmente aggravato», hanno portato a sentenze favorevoli al privato, che ha già ottenuto un risarcimento di oltre un milione e quattrocentomila euro per il mancato reddito ottenuto dall’attività di produzione energetica. Per quanto riguarda invece il risarcimento del finanziamento europeo – concesso soltanto a condizione che il privato realizzi l’impianto – il Cga, nel 2015, ha nominato un commissario ad acta chiamato a dare esecuzione alla sentenza. Quella mossa, però, si è rivelata tutto fuorché risolutiva: nel giro di poco tempo quell’incarico è passato di mano in mano.
Il primo a cedere la patata bollente è stato l’allora assessore al Territorio e attuale commissario per il rischio idrogeologico Maurizio Croce. L’esponente della giunta Crocetta – il terzo dei quattro governi attraversati da questa storia – delega la gestione al dirigente Francesco Schillaci, il quale a sua volta si defila adducendo motivi di incompatibilità. Sono solo i primi passaggi di una fiera dell’est che interessa altri due dirigenti prima che il Cga, ancora una volta su richiesta della New Energy, decida di nominare commissario il prefetto di Palermo. È maggio dell’anno scorso quando il consiglio di giustizia amministrativa dà due mesi all’ente che rappresenta il governo per dare seguito alla sentenza. I ritardi però continuano e da via Cavour a Palermo parte una richiesta di proroga di ottanta giorni. Dopo quello, il Cga dispone infatti due ulteriori rinvii.
L’ultima proroga risale alla scorsa estate, quando i giudici amministrativi chiariscono che «qualora dovesse proseguire l’inadempimento della Regione ai propri obblighi di legge, questo Consiglio trasmetterà gli atti alla Procura della Corte dei Conti, se non anche alla Procura della Repubblica». Un ultimatum a cui, stando a quanto risulta a MeridioNews, la Regione nelle scorse settimane ha fatto seguire una presa d’atto. Anche se al momento a mancare sarebbe comunque l’impegno di spesa. Di recente la prefettura ha fatto presente l’impossibilità di eseguire la sentenza prima della fine dell’anno, per la necessità da parte del governo regionale di riconoscere l’importante debito fuori bilancio. Ma il Cga una volta di più ha ricordato che l’«inutile decorso comporterà – quanto meno – il pagamento di maggiori interessi a carico dell’erario».
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