Regione, ancora scontro Crocetta-giornalisti Gregorio Arena querela il Presidente

Continua ad essere complicato il rapporto tra il neo governatore siciliano Rosario Crocetta e i giornalisti. Almeno quelli che lavoravano alla Regione Sicilia. Dopo la decisione di azzerare l’ufficio stampa dell’ente, licenziando i 21 giornalisti assunti dalle precedenti amministrazioni, le polemiche non si sono ancora spente. E nemmeno le denunce. Le contese in tribunale tra Crocetta e gli ex professionisti della comunicazione regionale siciliana al momento si attestano sull’1-0 per il presidente. Il giudice del Lavoro del tribunale di Palermo ha infatti rigettato pochi giorni fa il ricordo degli ex addetti stampa, dando ragione al presidente. Un provvedimento che però non ha gettato acqua sul fuoco e che è stato seguito dalla querela nei confronti di Crocetta da parte di Gregorio Arena, ex responsabile dell’ufficio stampa della sede della Regione Sicilia a Bruxelles. «Ce n’è uno che dovrebbe stare a Bruxelles – dice il governatore riferendosi ad Arena, durante la trasmissione di Rai1 L’Arena (minuti 6.40-9.05) – e invece c’è andato cinque volte. Il suo contratto sarebbe ai limiti della truffa. Ringrazi il Signore che non vado in Procura e che mi limito a licenziarlo».

La decisione del governatore regionale era arrivata a pochi giorni dalla sua elezione. Tra i primi provvedimenti c’era stato proprio il licenziamento della ventina di giornalisti, tutti assunti con qualifica di capo redattore senza concorso e che costavano alla Regione più di tre milioni di euro all’anno, denunciava il neo presidente. Tra questi, anche qualche raccomandato, lasciava intendere senza andare troppo per il sottile. Giornalisti e organi di tutela della professione erano insorti. Quelle di Crocetta non erano certe le prime critiche e denunce rivolte all’ufficio stampa regionale, ma appena pochi mesi prima era stata proprio la Corte dei Conti a legittimare la presenza dei 21 giornalisti, assolvendo gli ex presidenti Totò Cuffaro e Raffaele Lombardo dall’accusa di danno allo Stato per sei milioni di euro inflitta in primo grado. Forti di questa decisione e per tutelare i giornalisti, l’Associazione siciliana della stampa e la sezione provinciale palermitana di Assostampa avevano presentato un ricorso al Tribunale del Lavoro del capoluogo siciliano per comportamenti antisindacali.

La decisione del giudice Gianfranco Pignataro è arrivata il 10 gennaio e ha dato ragione al governatore Crocetta. Il rapporto di lavoro dei giornalisti impiegati alla Regione Sicilia «non assume le vesti di un rapporto di lavoro subordinato (tanto meno a tempo indeterminato) – scrive il giudice – bensì di una collaborazione professionale eminentemente fiduciaria, che esclude che giornalisti facciano parte dell’organico del personale della Regione». Ogni presidente, insomma, è libero di scegliere di quanti e quali addetti stampa circondarsi. E, per quanto ben retribuito, quel ruolo non è da considerarsi un posto fisso.

Ma proprio sulla busta paga dei 21 giornalisti – dai quattromila ai seimila euro netti al mese secondo le cifre snocciolate da Crocetta – era scoppiata la polemica. A far arrabbiare di più il presidente era stato lo stipendio mensile di Gregorio Arena, responsabile dell’ufficio stampa della sede di rappresentanza della Regione siciliana a Bruxelles, accusato dal neo governatore di guadagnare anche 12 mila euro al mese. Accusa nei confronti di Arena rilanciata da Crocetta, con il contorno di presunta «truffa allo Stato e corruzione», anche a fine novembre durante la trasmissione tv su Rai1 L’Arena. Il neo governatore, racconta lui stesso, quando era europarlamentare avrebbe fatto più di una decina di viste all’ufficio di Gregorio Arena, ma senza mai trovarlo sul posto di lavoro. Dopo il licenziamento, le accuse davanti a migliaia di italiani devono essere sembrate troppo all’ex responsabile della comunicazione siciliana a Bruxelles che ha deciso di querelare per diffamazione il presidente Crocetta. Insieme a lui, la denuncia è stata presentata anche nei confronti dell’opinionista ed ex consulente di immagine del governatore Klaus Davi e del presidente Rai Anna Maria Tarantola. Quest’ultima per non aver permesso ad Arena di difendersi dalle accuse, garantendo il contraddittorio.

Redazione

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