Le piccole e medie imprese chiamano, i candidati alla presidenza della Regione rispondono. Quasi tutti. Ancora una volta vacante la sedia del candidato di centrodestra, Nello Musumeci, occupata con un’ora di ritardo rispetto all’orario indicato nell’invito dal vicepresidente designato Gaetano Armao. Il confronto è stato organizzato dalle Pmi siciliane per sottoporre ai candidati alla massima poltrona di Palazzo d’Orleans le loro dieci proposte per l’Isola.
Un confronto tutto sommato tiepido, coi candidati visibilmente stanchi e non particolarmente agguerriti. In linea, insomma, con una campagna elettorale che procede in sordina e che ha deluso le aspettative di molti. A uscirne a testa alta, in ogni caso, è il candidato pentastellato Giancarlo Cancelleri, l’unico a ricevere per due volte l’applauso della platea. A proposito degli imprenditori che a fatica portano avanti le loro aziende, Cancelleri ammette: «Guardi queste persone e ti chiedi se davanti hai un imprenditore o un eroe. In questi cinque anni la Regione se non è stata assente è stata il nemico pubblico numero uno».
E se Cancelleri si avventura nella promessa di recuperare in un quinquennio, tra risorse nazionali e fondi europei, «un miliardo di euro per l’occupazione», è Claudio Fava, invece, a mettere il dito nella piaga dei disastri di cui spesso la Regione è stata protagonista in questi anni. «Se il bando sui voucher – ha attaccato il candidato di Cento passi per la Sicilia – cambia tre giorni prima e le domande che arrivano intasano il sistema, evidentemente c’è un problema di fattibilità. E poi stare vicini alle imprese significa anche conoscerle. Invece qui esportiamo due milioni di litri l’anno tra olio e vino, ma non produciamo bottiglie. Bisogna lavorare non solo sull’offerta – sottolinea – ma anche sulla domanda che arriva dal mercato. Invece abbiamo deciso di fare della formazione professionale, che per le imprese sarebbe importantissima, soltanto un vuoto a perdere».
Anche Micari stigmatizza la lentezza degli uffici, quasi fosse anche lui all’opposizione, rispetto all’esperienza di governo a termine. «Se per un’autorizzazione servono 40 pareri diversi, evidentemente siamo i primi nemici delle imprese, non c’è dubbio – dichiara -. Per questo il tema della semplificazione sarà al centro della mia agenda». «Per il disastro delle Asi – è stato invece il j’accuse di Gaetano Armao – il prezzo lo hanno pagato le imprese. Hanno creato delle aree industriali pessime: dal punto di vista logistico, del verde urbano, dell’accessibilità. In più bisogna guardare in faccia la realtà: il regime di accesso al credito si inasprirà ancora, le prospettive economiche non sono facili. Quelli appena trascorsi sarebbero stati anni cruciali per rilanciare l’economia, invece – ha concluso – è stata l’ennesima occasione sprecata».
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