I voti degli impresentabili e la convinzione di essere comunque primo partito. Sta in questi passaggi la sintesi delle reazioni a caldo in casa Movimento 5 stelle, quando il risultato delle elezioni regionali sembra essere ormai incanalato in una vittoria del centrodestra, con Nello Musumeci che, al momento, rimane avanti a Giancarlo Cancelleri di oltre 40mila voti. Sullo sfondo tiene banco una notizia controversa e ancora da verificare: il caso di cento presidenti di seggio che a Catania si sarebbero dimessi.
A presentarsi per primo davanti ai giornalisti è stato il deputato nazionale Manlio Di Stefano. «Queste elezioni verranno ricordate come le elezioni degli impresentabili – ha attaccato il parlamentare -. Preoccupa molto la notizia delle dimissioni di cento presidenti di seggio nella provincia di Catania. E voci dicono che siano legate a pressioni ricevute negli ultimi giorni». Ma la notizia, come detto, non è confermata. MeridioNews ha infatti contattato l’ufficio elettorale della Prefettura di Catania che smentisce rallentamenti nello spoglio nella città di Catania a causa di dimissioni di presidenti di seggio. E in effetti, guardando i dati aggiornati sul sito della Regione Sicilia, risulta che a Catania sono state scrutinate 185 sezioni su 336, oltre la metà, in linea con il dato regionale.
Il deputato del M5s Di Stefano ha continuato ricordando che «i voti del figlio di Francantonio Genovese, già condannato» potrebbero incidere nel verdetto finale. Quello del giovane messinese è solo uno dei candidati su cui nelle settimane prima del voto si è dibattuto, con Musumeci che ha più volte dichiarato di augurarsi che gli impresentabili non venissero eletti, mentre tra non molto potrebbe trovarsi costretto a riconoscere che la vittoria sarà passata anche per il loro apporto.
Nonostante sia innegabile la delusione, i pentastellati cercano di mascherarla lanciando lo sguardo al futuro. «Siamo riusciti a raddoppiare i nostri voti rispetto al 2012 – continua Di Stefano -. I siciliani sono scappati da progetti inesistenti come quello del Partito democratico». Sull’ipotesi riconteggio, ventilata da qualcuno, il deputato è cauto ma non lo esclude: «Altre volte, ricalcolando i voti, le preferenze si sono spostate per diverse centinaia, ma prima bisogna capire di quanto sarà lo scarto». La stoccata più forte va al Partito democratico. «Qualcuno dice che abbiamo paura del confronto con Renzi? Lo abbiamo chiesto noi. Ma è evidente che la sua leadership è in totale discussione. Noi non possiamo permetterci di accostare l’immagine di un progetto serio a quella di un perdente come Renzi».
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