La stampella moderata del Pd si gioca la partita della vita, con l’obiettivo di scacciare l’incubo del mancato superamento della soglia del cinque per cento. Andare a seggio, anche davanti all’eventuale flop del candidato presidente del centrosinistra Fabrizio Micari, sarebbe solo una sconfitta a metà per i registi dell’alleanza – incarnata dalla designazione di Giovanni La Via a vicepresidente – fra i fuoriusciti del centrodestra e i dem siciliani. Mancare l’ingresso a Palazzo dei Normanni sarebbe invece la certificazione del fallimento della linea politica tenuta dal ministro Angelino Alfano fin dagli anni della sua permanenza nel governo Letta. Unica via verso l’ambito rientro all’Ars per la pattuglia degli ex Ndc ed ex Udc sarà la stesura di liste capaci di compensare la mini-diaspora che ha riportato in Forza Italia, da ultimo, deputati uscenti del calibro di Francesco Cascio e Nino Germanà e, secondo alcuni calcoli da addetti ai lavori, privato la nuova lista Alternativa popolare-Centristi per l’Europa alleata del Pd di una potenziale base di centomila preferenze.
A Catania toccherà a due pilastri del mondo alfaniano come il grande saggio Pino Firrarello e il genero sottosegretario Giuseppe Castiglione tamponare l’emorragia e programmare il rilancio, a partire da una lista provinciale che non potrà permettersi alcuna défaillance. Al loro fianco, come ai tempi dell’indimenticabile Dc, si è ritrovato Giovanni Pistorio, ex assessore Udc con Crocetta ed ex senatore Mpa, nella sua veste di colonnello dei Centristi per la Sicilia guidati da Giampiero D’Alia con il patrocinio di Pierferdinando Casini. Non ci saranno più, invece, i senatori Salvo Torrisi e Pippo Pagano che, pur senza farsi notare troppo, sosterranno la coalizione di Nello Musumeci.
E ci sarà anche Marco Forzese. Uno dei deputati uscenti, rimasto fra i moderati di sinistra assieme al presidente Ars Giovanni Ardizzone e Pippo Sorbello, la cui adesione al nuovo centrosinistra a trazione Micari-Alfano era sembrata vacillare a più riprese. Eletto nel 2012 con oltre ottomila preferenze sotto le insegne dell’Udc – accanto a lui, approdarono a Palermo per il collegio catanese anche Lino Leanza, Luca Sammartino e Pippo Nicotra – Forzese ha trascorso la legislatura peregrinando fra Democratici e riformisti, Megafono e il ritorno allo scudo crociato fino alla spaccatura dell’Udc fra l’ala di Lorenzo Cesa e quella di Casini. Salvo clamorosi colpi di scena, da queste file Forzese affronterà le nuove elezioni, nonostante in molti avessero ritenuto improbabile l’incastro tra l’uscente che cerca la riconferma e gli aspiranti epigoni di Nino D’Asero, luogotenente firrarelliano che non si ricandida.
«Da una vita sto al fianco di Casini e credo di restarci – dice Forzese a MeridioNews – ma sicuramente non vado con Musumeci, dove si sta creando un’accozzaglia». Se flirt c’era stato con l’Udc di Cesa, rientrato nel centrodestra e nuova terra promessa per i moderati in cerca d’autore, nulla si è in realtà concretizzato. «Potrei anche non ricandidarmi, ma il centrosinistra non lo mollo», aggiunge, sebbene i suoi santini elettorali stiano già circolando. Il deputato sembra aver accettato il duello sottinteso che partirà, a lista chiusa, con i cugini alfaniani: «Il rischio di trovare gente più forte di te c’è ovunque, la competizione è naturale e farà bene alla lista». Contenitore dove è certo che si schiereranno anche Nuccio Condorelli e Giovanni La Magna, ma anche Massimo Pesce, ex assessore con Stancanelli a Catania, qualche giovane di belle speranze e due nomi direttamente indicati dai sindaci, di rito alfaniano, di Gravina e Adrano, Mimmo Rapisarda e Pippo Ferrante.
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