Non chiamatelo ticket, si tratta piuttosto di un tandem. Giovanni La Via correrà per la vicepresidenza della Regione al fianco di Fabrizio Micari. L’annuncio è arrivato questa mattina a Palermo per voce dello stesso leader di Alternativa Popolare, Angelino Alfano, che ha presentato il duo, parlando di «unica novità rispetto a un dejavu. Fateci caso: Micari è l’unico candidato nuovo, gli altri sono gli sconfitti di cinque anni fa che si ripropongono».
Una poltrona, quella di numero due di Micari, che arriva dopo settimane in cui voci di corridoio raccontavano che nel corteggiamento a Sinistra italiana e Mdp, tra i doni offerti dai dem ci fosse proprio l’ipotesi di un ticket Micari-Fava. E in effetti non è un caso che Alfano non le mandi a dire a D’Alema e, anzi, ci vada giù pesante: «In queste settimane – ha detto dall’Hotel della Palme di Palermo – le nostre dichiarazioni sono state al centro del dibattito altrui, con D’Alema nella veste dell’ex aspirante statista che prova a trasformare il proprio rancore per Renzi in linea politica».
Secondo Alfano, la scelta di Si e Mdp di non stare in coalizione con Ap sarebbe «una scusa, lo hanno capito anche i bambini. Mdp – ha aggiunto – lavora perché Renzi perda, dobbiamo essere sinceri. D’Alema aveva avviato la propria carriera da aspirante Tony Blair italiano e invece ha fatto il rifondatore comunista siciliano».
Su Micari la linea resta chiara: le prossime saranno le settimane del posizionamento mediatico di un candidato che parte con un gap di consenso non indifferente. Ma la coalizione punta a collocare Micari nell’opinione pubblica come il candidato affidabile, lontano dagli estremismi, rassicurante. «Abbiamo condiviso la scelta di Micari – ha sottolineato il leader dei Centristi, Giampero D’Alia – perché è un moderato, è uno dei più giovani rettori italiani, è il rettore dell’ateneo maggiore del Sud d’Italia. Sta a contatto quotidiano coi giovani e con la ricerca, due temi che saranno molto presenti in campagna elettorale. Micari è il punto equilibrio di una coalizione larga che non sta insieme per convenienza, ma per convinzione».
Secondo D’Alia, i moderati hanno spazio «solo in una coalizione di campo largo e moderata. Nello Musumeci, che è persona che stimo, resta comunque il candidato della destra, per cui è evidente che non possiamo stare da quella parte. Ma la vera questione morale di questa campagna elettorale non è legata alle liste pulite, quelle devono essere un prerequisito. La vera questione morale è il trasformismo di quanti pensano che quella del deputato sia una professione. Ecco spiegata la disinvoltura con cui si passa da un partito all’altro, da uno schieramento all’altro. Lavorare a liste pulite oggi significa fare liste in cui i candidati non debbano perdere la propria dignità per salvare la poltrona».
Tra gli annunci nel corso della conferenza stampa, anche quello che il presidente dell’assemblea regionale siciliana, Giovanni Ardizzone, sarà capolista nella lista di Messina di Alternativa Popolare e Centristi per la Sicilia. Una scelta che rischia di far restare col cerino in mano Leoluca Orlando e la sua lista dei Territori, come anticipato qualche giorno fa da Meridionews.
Soddisfatto della scelta di Micari anche Alfano, secondo cui«Micari è la carta migliore contro i Cinque Stelle. La Sicilia non può andare a Salvini perché, non giriamoci attorno, l’altro schieramento ha fatto scegliere il candidato a Salvini». «Quello dei Cinque Stelle – ha aggiunto – era un esperimento da provare, qualche anno fa. Adesso è un esperimento già provato: non sanno governare. Non sanno trasformare la protesta in buon governo. Micari non ha un curriculum politico, ma sta dimostrando di sapere amministrare e governare».
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