Messina, bimba mangia veleno per topi in carcere  Vive con la madre detenuta. Radicali: «Ignobile»

Si trova ricoverata nel reparto di pediatria del policlinico di Messina la bimba nigeriana di tre anni, che ha rischiato di morire avvelenata dopo aver ingerito del veleno per topi all’interno del carcere di Gazzi. La notizia è apparsa stamattina sulla Gazzetta del Sud. La bimba insieme al fratellino vive con la madre che è ristretta nella casa circondariale di Messina. 

Per cause che sono in corso di accertamento, in un attimo di svista della madre, la piccola avrebbe ingerito una bustina di topicida che si trovava in quell’area, fuori dalla cella. E proprio su questo si sta concentrando l’inchiesta interna avviata dalla dirigenza carceraria, perché un potente veleno come quello usato contro i topi non avrebbe dovuto trovarsi in un luogo dove ci sono anche bambini. 

L’incidente si è verificato ieri e subito la bimba è stata sottoposta al protocollo previsto in caso di avvelenamento. I medici hanno proceduto al lavaggio gastrico e prima di sciogliere la prognosi vogliono attendere il pomeriggio, quando verranno effettuati gli ultimi esami clinici. Un episodio che riaccende i riflettori sulla detenzione dei piccoli innocenti che scontano insieme alle madri colpe che non hanno commesso.

«Sono soltanto assassini coloro i quali, dentro un carcere, si rendono responsabili di fatti come quello avvenuto nel carcere di Gazzi – attacca Saro Visicaro, dei Radicali di Messina -. Una bambina di tre anni, rinchiusa con la madre, che ingoia veleno per topi ed è in pericolo di vita. Assurdo che una bambina di tre anni debba stare in carcere. Assurdo che del topicida sia alla portata di una bambina. Assurdo che i topi circolino dentro una struttura penitenziaria. Assurdo che la direzione del carcere permetta condizioni di questo tipo.

Quindi Visicaro ricorda una richiesta rimasta inevasa da parte dell’amministrazione comunale. «Tutto ciò è ancora più assurdo considerando che il sindaco di questa città, dopo innumerevoli sollecitazioni, non abbia voluto nominare il Garante per i diritti delle persone recluse. Solleciteremo in tutti i modi la magistratura e il ministro competente per intervenire con il rigore indispensabile su questa ignobile vicenda».

Simona Arena

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