Reggina-Catania è una partita che continua a lasciare strascichi. Oltre a quelli in casa rossazzurra, dopo una sconfitta arrivata in extremis che non può non lasciare l’amaro in bocca, ci sono anche conseguenze per ciò che riguarda il comportamento assunto dalla curva calabrese nel corso dell’incontro. Sono due, in particolare, gli elementi al vaglio della Polizia di Stato. Il primo riguarda lo striscione esposto nel corso dell’incontro, recante offese di discriminazione territoriale nei confronti dei catanesi: «Nessun elefante vi protegge, prima o poi la lava vi distrugge», arricchito da un’immagine della città con il Vulcano sullo sfondo e un’eruzione in atto.
Il questore di Reggio Calabria Raffaello Grassi, a tal proposito, è stato molto chiaro: «Si tratta di un episodio deprecabile, posso comprendere il sano sfottò tra tifoserie, ma non si possono tollerare gesti inqualificabili da soggetti privi di ogni valore morale e civile». La discutibile coreografia esposta dagli ultras reggini, fra l’altro, contravviene anche le regole, non essendo stata preventivamente concordata tra società e questura: «Sono espressione di una assoluta irresponsabilità che non merita commento, se non una ferma condanna. Stiamo visionando le immagini per i provvedimenti di Daspo e segnalerò l’episodio all’Osservatorio nazionale per le manifestazioni sportive per gli aspetti di competenza. Questo rientra nelle mie prerogative – conferma Grassi – e sarò fermissimo sul punto».
La movimentata serata di sabato è poi proseguita, all’inizio del secondo tempo, con il lancio sul terreno di gioco di alcuni fumogeni, davanti alla porta che in quel momento era difesa dall’estremo difensore del Catania Matteo Pisseri: questo ha portato alla sospensione della partita per qualche minuto. La questura, in tal senso, ha deciso di non soltanto di vagliare la posizione degli autori del gesto, ma anche di approfondire le relazioni tra la Reggina e il tifo organizzato: la polizia ritiene infatti che qualcosa possa essere saltato nei rapporti tra società e ultras e, per questo motivo, ha deciso sia di esaminare la posizione del responsabile della società preposto ai rapporti con la tifoseria, che di convocare il presidente della Reggina Mimmo Praticò.
La storia delle offese e delle discriminazioni territoriali a mezzo striscione, purtroppo, è contrassegnata da una lunga serie di precedenti che riguardano il Catania: uno degli episodi che molti ricordano è legato, nell’annata 2001-2002 (quella della promozione in Serie B), alla trasferta di Taranto, durante la quale i tifosi locali esposero in curva un insulto blasfemo contro Sant’Agata, patrona del capoluogo etneo.
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