Una partita di baseball pensata per tenere accesi i riflettori sulla drammatica vicenda degli ex dipendenti del call-center Qé e per far sì che si sblocchi la loro situazione occupazionale. Come è ormai noto, sono circa 600 i lavoratori nel limbo dove una ottantina di ragazzi, padri e madri di famiglia, hanno lasciato la propria terra per cercare fortuna fuori dall’Italia, in Germania, Svizzera, Francia, Belgio e Spagna. Proprio per non far calare il silenzio sul problema, i Red Sox di Paternò e i ragazzi dell’ex call center hanno disputato un match di solidarietà. «ll nostro obiettivo è duplice – hanno detto gli organizzatori – sensibilizzare e avvicinare molti cittadini alle cause di queste due realtà. I campioni d’Italia, da un lato, hanno bisogno di sponsor e di sostenitori. I lavoratori di poter riavere quello che gli è stato sottratto ingiustamente». «Ci tenevamo a tenere alta l’attenzione su questa grave vertenza che sta costringendo intere generazioni a espatriare oppure a percorrere strade di lavoro nero, pericolosissime già per natura – continuano – Oggi si è voluto lanciare l’ennesimo grido di dolore».
Centinaia gli spettatori che hanno assistito alla gara giocata sul diamante di contrada Mauta Ficuzza. Tra questi anche Davide Foti segretario generale Slc-Cgil Catania e Antonio D’Amico segretario della Fistel Cisl di Catania, il senatore Francesco Campanella (Sinistra Italiana), il presidente della Fibs Sicilia Michele Bonaccorso e quello dei Red Sox Nunzio Botta. Giocatori e lavoratori, insieme, hanno scritto dei messaggi lanciando dei precisi segnali alle istituzioni «Il lavoro è per tutti, lo sport è di tutti», o ancora «Il lavoro non si tocca, lo sport non si molla». «Abbiamo abbracciato totalmente questa iniziativa perché i problemi che stanno vivendo le famiglie degli ex lavoratori sono simili a quelli che vive giornalmente la squadra dei Red Sox», ha detto Michele Bonaccorso.
«Questa partita di solidarietà dice “basta” con forza a questo stato di disagio – ha affermato Davide Foti – Nonostante tutto siamo fiduciosi, vista che la trattativa è ferma, in quanto allo stato attuale non c’è partecipazione da parte delle committenti. Abbiamo spinto la prefettura a chiamare queste committenti e a denunciare i vertici dell’ex call center che hanno combinato questo danno alla cittadinanza». Sulla stessa lunghezza d’onda Antonio D’Amico: «La nostra parte come sindacati l’abbiamo fatto cosi come i lavoratori manifestando il loro disagio. Adesso – continua – serve l’intervento delle istituzioni». Claudio Calzavara, ex dipendente del call center dove ha lavorato per otto anni, parla di «padri di famiglia in difficoltà, con famiglie monoreddito». «Per il momento tamponiamo con gli armonizzatori sociali e poi non sappiamo». Anche la politica, infine, ha portato la sua solidarietà dove il senatore Francesco Campanella ha ringraziato i «ragazzi del Qé che mi hanno inviato, lavoratori che non si sono scoraggiati ma che tengono duro. Da quando li ho conosciuti a Santa Maria di Licodia – conclude – ho detto loro che gli avrei offerto il massimo apporto in termini di visibilità ed è quello che sto facendo, anche dall’opposìzione».
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