Recitando “Com’amMatti”

Si sa, l’improvvisazione è una delle arti più difficili per un attore, il vero banco di prova. Perché per recitare seguendo un canovaccio aiuta una buona e costante preparazione, ma nel caso in cui non si abbia la minima idea di ciò che succederà in scena il buon esito dello spettacolo dipende da tanti altri fattori. Alla base della ricetta vi sono gli imprevisti, non solo voluti dal pubblico reso partecipe attivo dello show, ma anche dagli stessi attori sul palco che ignorano sia la mossa o battuta del compagno, che i tempi. Insomma, non certo un gioco da ragazzi.
 
Anche per via di questa sua natura imprevedibile, che comporta il rischio di compromettere l’immagine di un teatro, l’improvvisazione era per un certo periodo sparita dai teatri siciliani soprattutto. Eppure negli ultimi anni tante giovani compagnie si sono volute sperimentare riportando in vita quest’arte dimenticata ma, se saputa gestire, davvero esilarante. Un po’ come accade nello spettacolo televisivo “Buona la prima” condotto dal duo comico Ale & Franz, ma con la – non trascurabile – differenza che questi hanno a disposizione un intero set ricco di suppellettili e oggetti che contribuiscono a suscitare ilarità, mentre i nostri attori sono nudi e crudi, con una semplice tutina nero aderente (che è già un programma), le loro espressioni facciali grottesche ed un’innata comicità.
 
È il bravo regista Mario Guarnieri a condurre la serata non come un presentatore fuori scena, ma piuttosto come un burattinaio che gestisce i fili delle sue marionette e che vive con ardore tutte le neonate battute. Introduce lo spettacolo spiegando in cosa consiste un’improvvisazione, che non ci sarà un copione ma solo una scaletta degli sketch e che saranno tutti più o meno cronometrati. Premette anche che il pubblico avrà una parte attiva, perché sarà invitato di volta in volta a collaborare fornendo suggerimenti su verbi, aggettivi, luoghi, emozioni, personaggi da mettere in scena. Dunque “se lo spettacolo non andrà bene, sapete già di chi sarà la colpa” e la giustificazione è pronta!
 
Si inizia con un momento di riscaldamento degli attori e del pubblico, con la gag “Statue” che serve anche da presentazione dell’intero gruppo: due verbi suggeriti dagli spettatori vengono rappresentati da ognuno alla propria maniera attraverso il simbolismo corporeo. Si passa da questo stadio statico al dinamismo di “Muoversi”, che rappresenta il vero warm-up, consolidato da “Pappagallo”. Si prosegue poi con brevi numeri comici realizzati a coppie o piccoli gruppi, come “Doppio inizio” e “Combinazioni”, che risultano umoristici anche grazie alla collaborazione e coordinazione dei quattro (tra cui gli ironici Nunzia Pruiti, Elisa Fidanza e Alessandro Abate). Arriva il momento dello sketch più esilarante, grazie a due attori formidabili come Michele Nicotra e Roberta Spartà: questi riescono a stare al passo molto ferrato del regista che in “Ding battuta” continua a schiacciare quel campanellino, al cui suono gli attori devono immediatamente cambiare versione della battuta, dirottando la storia verso un altro epilogo.
 
Nel primo atto ancora assistiamo a “Fotoromanzo”, “5-4-3-2-1” fino alla storia di Hänsel e Gretel raccontata prima nella versione ufficiale e poi condita in tutte le salse proposte dagli astanti: grezza, ambigua, generosa, egocentrica e così via, dando vita a momenti di vero divertimento. In scena Michele e Marina Marsano interpretano i genitori, Robin Andriolo e Gabriella Tovato i due figlioletti e Roberta la strega cattiva, fenomenale nella versione “zaurda”.
 
Nel secondo atto si succedono le gag “Foglietti” (grazie alla collaborazione del pubblico, invitato ad intrattenersi durante l’intervallo scrivendo qualche simpatico input), “Ding posizione” con Robin e Gabriella, “Problema” su un argomento suggerito, “Scelte” ed infine “DVD” che permette di dare mostra della propria bravura e simpatia a Simone Benigno e Robin, perfettamente sintonizzati nelle lingue russa, tedesca e araba. Matrioska che ridere! Infine, si chiudono le scene con lo sketch dal titolo “Scrittore” in cui Marina, la voce fuori campo, su una macchina da scrivere compone una storia ma, mentre i suoi compagni la raffigurano, le capita di avere dei ripensamenti. Quest’ultimo sketch vede Gianluca Peluso grande protagonista della fiaba “Il castello senza finestre”, titolo rigorosamente scelto dal pubblico presente.
 
È così che volano due ore in buona compagnia e, soprattutto, senza il rischio di assopirsi

Benedetta Motta

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