«Il contributo di 4 milioni di euro che aspettavamo dalla Regione per quest’anno non è ancora arrivato», queste le parole del rettore dell’Ateneo di Catania, Antonino Recca, a introdurre l’assemblea pubblica sugli effetti della legge finanziaria 2010 sul sistema universitario nazionale e regionale. «Non una festa di inaugurazione dell’anno accademico», ha commentato Recca, piuttosto «un incontro utile a chiarire lo stato attuale dell’Università di Catania in rapporto al più ampio problema del sostegno all’istruzione in Italia». E in effetti poco resta da festeggiare, le statistiche e i dati citati dal rettore parlano chiaro. «Se mancano i finanziamenti dalla Stato per le Università pubbliche – continua Recca – saremo costretti a metter mano al sistema della tassazione studentesca. La situazione del Paese è difficile. Stiamo facendo il possibile per evitare il collasso degli atenei eppure siamo ancora molto indietro rispetto ai paesi europei» senza contare che «da qui a qualche anno subentrerà il numero chiuso», ha aggiunto ancora il rettore. A farne le spese dunque il diritto allo studio. Il dato più allarmante è quello del sostegno ai meno abbienti e meritevoli: già dal 2010 uno studente su tre idonei non riceverà la borsa di studio, a causa della riduzione del fondo integrativo.
E poi ancora ripercussioni sugli stipendi cui segue l’inevitabile riduzione del personale docente e tecnico amministrativo dell’Ateneo. Il pericolo maggiore è per il 2011: «Nel 2012 dovrebbero essere riassegnati i circa 400 milioni di euro, assegnati quest’anno grazie allo “scudo fiscale” – ha detto il Rettore – ma l’anno prossimo non è previsto nessun finanziamento».
Un quadro critico quello prospettato dal rettore, in un orizzonte nazionale specchio di una riforma che nulla ha investito sull’istruzione. «Tagliamo i fondi ma miglioriamo la qualità, è un’equazione che non può funzionare», questo il paradosso della riforma Gelmini illustrata dall’assessore regionale alla Famiglia, alle Politiche sociali e al Lavoro, Lino Leanza. «Se non investiamo nella conoscenza non possiamo risollevarci», continua l’assessore cui si accoda Anna Finocchiaro del Partito Democratico, commentando: «il grave problema dell’Italia è l’indice di mobilità fermo così come quello di natalità. Un paese a cui sfugge questo è un paese che rinuncia ad essere competitivo ed a sviluppare le sue capacità». Guardando al Paese e a Catania nello specifico la Finocchiaro aggiunge: «credo che l’amministrazione debba lavorare per invertire le politiche economiche che riguardano scuola e università». Sulle difficoltà dell’Ateneo interviene poi l’onorevole Giuseppe Palumbo, presidente della Commissione Affari Sociali alla Camera: «I finanziamenti attuali sono scarsi. Qua al Sud, a differenza del resto d’Italia, mancano i finanziamenti dei privati. Dovremmo iniziare a pensare anche a questo» e poi ancora il senatore Pd Enzo Bianco: «Sul piano dell’istruzione e dell’università abbiamo fatto errori tutti, senza riferimento ad uno schieramento politico piuttosto che ad un’altro. Qualcosa, adesso, può e deve farla la Regione: si tagli sulla formazione professionale per destinare di più all’istruzione».
A prendere la parola sul problema delle sedi decentrate a rischio chiusura è invece Giovanni Mauro, presidente del Consorzio universitario di Ragusa, che ribadisce il valore di due aspetti fondamentali da tutelare: l’eccellenza della formazione e la garanzia del diritto allo studio, oggi non più così scontata. Sull’ipotesi di un quarto polo universitario in Sicilia, invece, aggiunge: «Ci sta bene. Ma è importante che la politica universitaria lavori in parallelo col mondo finanziario e della produzione».
Vertici d’Ateneo, presidi di facoltà e personalità politiche di entrambi gli schieramenti univocamente concordi su un punto: lavorare per il futuro all’università del Sud. Sulle concrete ripercussioni che la finanziaria 2010 avrà sul polo etneo, il rettore ancora non si sbilancia. «E’ presto per disegnare un quadro allarmante. Siamo fiduciosi sul fatto che possano essere integrati i finanziamenti così come è avvenuto per il 2009 anche per il 2010».
A margine dell’assemblea l’intervento di un giovane studente, Roberto Zito, promotore della petizione “Salviamo il Learn by Movies”, rassegna cinematografica in lingua originale dell’università di Catania che quest’anno, a causa dei tagli in bilancio, rischia di chiudere. Oltre 1000 le firme raccolte per una manifestazione particolarmente sentita dagli studenti e non solo. La richiesta di sostegno dell’iniziativa da parte dell’Ateneo e la consegna delle firme al rettore. Al termine dell’intervento, il direttore dell’Ersu si è detto disponibile ad un incontro per trovare una soluzione.
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