Nel tracollo generale del declassamento da parte delle agenzie di rating, le uniche due Regioni italiane a tenere sono il Lazio e la Sicilia. Un traguardo non da poco, per la Cenerentola tra le Regioni a Sud della capitale. Così, sebbene con qualche giorno di ritardo (la notizia del declassamento dell’Italia è stata resa nota a inizio settimana), è corsa ad accaparrarsi la paternità di una tenuta economica che non era affatto scontata.
A dire la sua per primo è stato il vicepresidente della regione, con delega appunto all’Economia, Gaetano Armao, secondo cui «una Sicilia più credibile sul piano finanziario, può puntare alla crescita. Questo il quadro che emerge dall’outlook di Moody’s. Un risultato in controtendenza rispetto all’intero sistema istituzionale e finanziario Italia, i cui ratings sono scesi a causa del downgrade statale (la Sicilia avrebbe avuto un miglioramento nel caso di stabilità statale)».
Armao sottolinea come la tenuta economica dell’Isola sia «il frutto di un lungo lavoro, non solo mio e del governo». Insomma, un’apertura di credito all’esecutivo guidato da Rosario Crocetta tra il 2012 e il 2017? Neanche lontanamente. Armao parte con i «complimenti all’assessorato all’Economia, ai miei successori/predecessori per la parte in cui hanno contribuito al risanamento – ed eccola lì, la sferzata – che avviai nel 2011 (quando Armao guidava l’Economia in giunta con Raffaele Lombardo ndr) e che si intende proseguire. Ma sopratutto grazie ai siciliani che hanno supportato l’ineludibile percorso di recupero di un sistema quasi al default».
A rispondergli a distanza è però lo stesso ex primo inquilino di Palazzo d’Orleans, Rosario Crocetta, che al contrario sostiene che si tratti di «una novità per una regione che in molte occasioni si è contraddistinta per le sue performance negative». Secondo l’ex governatore, in soldoni, «viene riconosciuto il lavoro di risanamento avviato negli ultimi anni dal governo Crocetta, perché è chiaro che la valutazione si riferisce agli esercizi finanziari precedenti, non si può certo attribuire un merito a un governo avviato un anno fa».
«La Sicilia – prosegue Crocetta – ha operato un’azione di risanamento proprio negli anni in cui è stata guidata dal sottoscritto, non credo lo possa negare nessuno». Ma è quello che, in fondo, dice invece Armao. «Probabilmente – sottolinea ancora Crocetta – Armao ha un interesse politico nel sostenere questa tesi. Interesse che, evidentemente, le agenzie di rating non hanno». «Ai siciliani – aggiunge ancora l’ex primo inquilino del Palazzo della politica siciliana – abbiamo chiesto sacrifici, che hanno però permesso di spendere i fondi europei, ma anche di poter utilizzare i fondi Pac non per coprire i debiti, ma per fare gli investimenti. Adesso tocca ai nuovi, portare avanti quel programma».
Certo, c’è chi potrebbe obiettare che proprio l’assessorato all’Economia non era guidato da un fedelissimo di Crocetta, ma veniva capitanato da Alessandro Baccei, un luogotenente di Renzi inviato in Sicilia proprio per mettere ordine nei conti dell’Isola. «Eh, ma non possiamo continuare a fare il gioco delle tre carte – chiosa Crocetta -. L’azione di risanamento è cominciata dal primo giorno del mio governo, Baccei è arrivato dopo. Senza contare che ero io a presiedere la giunta e se dicevo no a un provvedimento, le assicuro che quel provvedimento non passava. Le indicazioni le ho date sin dall’inizio, a cominciare dal principio basilare per cui non si potevano fare spese, laddove non c’era la certezza dell’entrata. Non è che quando ci sono le responsabilità negative, si chiama in causa Crocetta, e quando viene riconosciuto il valore del lavoro svolto, ci si rivolge a qualcun altro. Non funziona così».
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