Rapporto Lav, dai combattimenti tra cani alle corse clandestine Indagate 127 persone nella provincia per reati contro gli animali

Nel 2017 a Palermo e provincia sono stati aperti 137 fascicoli e sono state indagate 127 persone per reati a danno di animali. Questo lo spaccato che emerge dal Rapporto Zoomafia 2018 ‘Crimini e animali’, redatto dall’Osservatorio Zoomafia della Lav, giunto ormai alla sua diciannovesima edizione. Nel capoluogo siciliano, sotto la lente della relazione, sono finiti i combattimenti tra cani, le corse clandestine di cavalli e le truffe nell’ippica – con un focus specifico sul caso dell’ippodromo palermitano La Favorita -, e il contrabbando di fauna e il bracconaggio organizzato.

Combattimenti tra cani. Il 20 dicembre 2016 sono stati condannati a Palermo tre dei sei imputati in un processo per organizzazione di combattimenti tra cani. I tre avevano scelto di essere giudicati con il rito abbreviato, mentre per gli altri tre imputati è pendente il rito ordinario. In particolare, M.N. è stato condannato ad 1 anno di reclusione e a 50 mila euro di multa; pena sospesa subordinata al risarcimento del danno in favore delle parti civili LAV, LIDA e UGDA entro il termine di 90 giorni dal passato in giudicato della sentenza. Due imputati, G.G. e M.G., invece, hanno subito la condanna ad 1 anno, 1 mese e 10 giorni di reclusione e al pagamento di 52 mila euro di multa. Il reato contestato a tutti, inclusi gli imputati per i quali il processo è ancora in corso, è il concorso nel delitto previsto dall’art. 544-quinquies del Codice Penale: «Perché in concorso tra loro, materiale e morale, promuovevano o comunque organizzavano un combattimento di cani di razza pit bull che poteva metterne in pericolo l’integrità fisica, utilizzando videoriproduzioni contenenti scene e immagini dei combattimenti e delle competizioni e curandone la registrazione delle immagini attraverso una macchina digitale». A due di essi è stato contestato anche il reato di maltrattamento di animali perché in concorso tra loro, nel corso dei combattimenti, cagionarono lesioni a un pit bull, che successivamente morì. 

Il caso dell’Ippodromo La Favorita. Il 2 dicembre 2017 i carabinieri del nucleo investigativo di Palermo, su delega della Procura distrettuale, hanno arrestato 25 persone nell’ambito dell’operazione Talea. Nel corso delle indagini è emerso l’interesse del mandamento mafioso di Resuttana sull’ippodromo di Palermo, al cui interno veniva esercitato un controllo delle corse e delle scommesse, che consentiva, in conseguenza, all’organizzazione mafiosa di reperire liquidità economica. Il controllo dell’ippodromo avveniva attraverso un referente che si impegnava a versare, mensilmente, una somma di denaro destinata alla cassa del clan mafiosa di Resuttana.

Scommesse truccate e gare pilotate, e persino violenze a danno di chi si sarebbe rifiutato di piegarsi alle minacce. Dalle intercettazioni, e dai racconti dei pentiti, tra cui Vito Galatolo e Silvio Guerrera, è emersa la figura di Giovanni Niosi. Il Niosi sarebbe stato delegato a gestire per conto di Cosa nostra tutti gli affari illeciti della struttura, occupandosi in particolare di pilotare e truccare le corse sulle quali l’organizzazione investiva proventi illeciti. Gravi elementi che, insieme all’interdittiva antimafia emessa dalla prefettura, sono alla base della revoca della concessione da parte del ministero delle Politiche agricole. Il 7 dicembre 2017, il prefetto di Palermo aveva fatto scattare un’interdittiva antimafia per la società di gestione dell’ippodromo: «Siamo in presenza di un sistema di condizionamenti e di infiltrazioni mafiose». L’11 dicembre 2017 è arrivato il provvedimento ministeriale che ha dichiarato decaduta la convenzione con la società, con effetto immediato. L’ippodromo era già stato chiuso a marzo 2017 fino al successivo mese luglio, quando il ministero ha concesso l’autorizzazione alla ripresa delle attività con una serie di prescrizioni per garantire la regolarità delle manifestazioni. Durante il sopralluogo degli ispettori erano state riscontrate alcune falle nel sistema di videosorveglianza della struttura, nella vigilanza delle scuderie e nell’ingresso degli spettatori. Nei successivi mesi gli amministratori hanno potenziato il servizio di sicurezza, gli impianti a circuito chiuso e modificato le regole per le iscrizioni alle competizioni per garantire la massima trasparenza.

Corse clandestine di cavalli. Una corsa clandestina di cavalli si è tenuta all’alba del 5 marzo in via Ernesto Basile a Palermo. Due calessi si sono sfidati nella lunga via che costeggia l’università. L’accesso della strada alle auto è stato impedito dalla presenza di centinaia di scooter che hanno lasciato la via sgombera alla gara. Una volante della polizia è intervenuta dopo alcune telefonate arrivate alla sala operativa e ha bloccato un calesse, identificando il conducente. 

Mercato abusivo degli animali. Continua lo scempio dei mercati abusivi di fauna selvatica, «il più noto dei quali è quello di Ballarò, a Palermo», che ha il triste primato «di essere il più grande mercato abusivo di fauna selvatica d’Italia». Numerosi i blitz compiuti dalle forze dell’ordine lo scorso anno per stroncare il traffico illecito di animali che ha portato al sequestro di quasi un migliaio di animali. Il 5 febbraio è scattato un blitz dei carabinieri con il sequestro di 300 uccelli e la denuncia di due venditori. Due palermitani sono stati denunciati in stato di libertà con l’accusa di maltrattamento di animali, ricettazione e detenzione incompatibile di specie protetta. Gli animali sono stati liberati nel parco della Favorita. Il 6 marzo, sempre a Ballarò, sono stati sequestrati e liberati 20 cardellini dai carabinieri che hanno identificato e alla denuncia in stato di libertà con l’accusa di ricettazione, di un palermitano, frequentatore del mercato, che aveva gli uccelli in due gabbiette. Il Corpo forestale, nucleo operativo provinciale di Palermo, ha sequestrato 400 cardellini rinchiusi in numerose gabbie, reti e richiami per la cattura. La scoperta è avvenuta il 12 marzo 2017 in alcuni locali a Misilmeri, nel Palermitano. I forestali hanno pedinato un uomo che esponeva i cardellini nel mercato di Ballarò per cercare di risalire al luogo dove venivano conservati gli uccelli. Un’indagine che ha permesso di ricostruire la filiera della commercializzazione e i depositi. Il 7 maggio, infine, c’è stato un altro blitz dei carabinieri al mercato di Ballarò: sequestrati 150 cardellini. I controlli hanno portato alla denuncia, con l’accusa di ricettazione, di cinque persone, abituali frequentatori del mercato, sorpresi con diverse gabbie con uccelli protetti. Due di esse sono state anche denunciate per resistenza e minacce a pubblico ufficiale. I controlli sono stati fatti dai carabinieri CUFA del nucleo operativo antibracconaggio di Roma e dal centro regionale anticrimine ambientale di Palermo.

Redazione

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