Randazzo, parla il proprietario del quadro rubato «La stessa notte me ne hanno sottratti altri tre»

Nel 2001, quando insieme alla sorella aveva da poco ereditato da una zia Palazzo Clarentano di Randazzo, ha subito il furto di quattro quadri. Uno di questi, però, alcuni giorni fa è riapparso a Reggio Calabria, dopo un’operazione congiunta dei carabinieri della stazione Rione Modena della città, del nucleo di tutela del patrimonio culturale di Cosenza, dello squadrone eliportato cacciatori Calabria e della compagnia di Messina Sud. «Mi sono stupito molto quando ho appreso la notizia, mi ricorda parte della mia infanzia», dichiara il proprietario della tela trafugata, Giuseppe Dilettoso. Il quale racconta a MeridioNews la storia delle opere d’arte – tutte di autore ignoto e ascrivibili al XVII secolo – che gli sono state rubate e del palazzo nobiliare ereditato. 

Giuseppe Dilettoso è il co-proprietario di quattro quadri che, una notte di sedici anni fa, sono stati rubati dai ladri. In questi giorni è stato informato del ritrovamento di uno di questi, Il miracolo di Gesù. «Lunedì andrò alla tenenza dei carabinieri per sapere se la tela mi verrà restituita, e in caso, conoscerne l’eventuale procedura», commenta l’ex responsabile dell’ufficio Urbanistica del Comune di Randazzo e appassionato d’arte. All’appello gli mancano altri tre dipinti, portati via la stessa notte di quello rivenuto dalle forze dell’ordine. Si tratta di una Madonna con le anime del purgatorio, di una Natività con l’adorazione dei pastori e di un Sant’Antonio Abate e San Paolo eremita nel deserto, quest’ultimo molto simile a un’opera di Diego Velazquéz. «Io e mia sorella siamo molto affezionati alle tele e non per una questione economica. Infatti, non le abbiamo mai fatte valutare dagli esperti, non sappiamo quale sia il loro valore di mercato e non abbiamo mai pensato di venderle – racconta l’uomo – Erano di nostra zia, sono una cosa di famiglia». 

I dipinti erano conservati nelle stanze al primo piano di Palazzo Clarentano, un edificio nobiliare del 1509 costituito da un piano terra adibito a deposito e magazzino, e da un primo piano con una decina di stanze. «A volerlo è stato un capitano di ventura spagnolo, Antonio Clarentano, il quale aveva sposato una Finocchiaro, mia antenata», racconta Giuseppe Dilettoso. Nell’edificio in stile tardo-gotico catalano con influssi rinascimentali «hanno abitato, in tempi più o meno recenti, le sorelle di mia nonna e quelle di mia madre». «Io però andavo lì a giocare, quand’ero piccolo, e ho molti ricordi legati al palazzo. Oggi, quando mi capita da tornarci, mi vengono i brividi perché è completamente spoglio», prosegue. L’idea di farne la propria abitazione non l’ha mai affascinato, nonostante il pregio dell’immobile, perché lo stesso «necessiterebbe di troppi interventi di adeguamento e sistemazione», precisa. 

A essere interessati però al suo acquisto, nel corso degli ultimi anni seppure in maniera un po’ blanda, sono stati alcuni enti pubblici: «Abbiamo ricevuto varie proposte dall’ente Parco dell’Etna e anche dal Comune di Randazzo ma non se n’è mai fatto nulla», afferma Giuseppe Dilettoso. Il palazzo che si affaccia sull’omonima strada e su via Duca degli Abruzzi, pur essendo in stato di abbandono, è stato oggetto di numerose tesi di laurea «non solo dell’università di Catania. Ne ricordo una dell’ateneo di Pisa, ad esempio. Lavori che, in alcuni casi, ci sono stati recapitati e che abbiamo letto con orgoglio, ripensando ai tempi andati», conclude il proprietario. 

Cassandra Di Giacomo

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