Ragusa, muore in ospedale dopo 11 giorni di agonia Denuncia della famiglia e ispezione dell’assessorato

Un trattamento terapeutico di routine, un’ablazione per la cura di aritmie cardiache, a cui si è sottoposto Corrado Roccaro, 58 anni, rappresentante di commercio di Avola, ma qualcosa non è andato per io verso giusto e l’uomo è deceduto all’Ospedale Giovanni Paolo II di Ragusa. Una morte per la quale i familiari hanno presentato un esposto-querela alla Procura della Repubblica di Ragusa, attraverso l’avvocata Adriana Luminoso. Sarà l’autopsia a stabilire le cause del decesso.

Roccaro lascia la moglie Anna Salinitro e due figli, Giuseppe e Maria Rosa. L’uomo è morto alle 8.49 di venerdì dopo un’agonia di 11 giorni. Era stato ricoverato lo scorso 7 gennaio e la stessa sera era stato trasferito in rianimazione per un un’emorragia dopo l’intervento. Una complicazione post-operatoria che quasi mai avviene in casi di ablazione atriale, con una tecnica ritenuta di routine e semi invasiva. L’operazione sembrava fosse andata bene, ma improvvisamente i medici hanno informato i familiari che il paziente sarebbe stato riportato in sala operatoria per delle complicanze. In nottata Roccaro è stato trasferito nel reparto di rianimazione. Durante la notte la situazione è peggiorata e sono stati informati i familiari che l’uomo era stato attaccato alle macchine per la respirazione artificiale. Undici giorni di agonia fino al decesso cerebrale avvenuto alle 8.49 di venerdì scorso.

«Adesso papino mio – commenta la figlia Maria Rosina, su Facebook – faremo di tutto affinché chi ha sbagliato si assuma le dovute responsabilità. È l’unica cosa che possiamo fare per te». Ad inizio gennaio Corrado Roccaro aveva scritto sul proprio profilo Fb un commento quasi premonitore, annunciando l’intervento al cuore: «Anche questo anno ci ha lasciato. Purtroppo, la salute non mi ha riservato il migliore trattamento, il 12 dicembre del 2017, ho avuto un intervento al cuore con il presupposto che i problemi che mi aveva causato sarebbero finiti, anche se mi era stato precisato che uno su cinque di questi interventi non trova risultato positivo e, guarda caso, il sottoscritto non è tra i quattro dall’esito positivo, così dopo poco più di tre mesi, i problemi si sono ripresentati con l’aggiunta di nuovi, tanti da fare divenire il pronto soccorso dell’ospedale di Avola la mia seconda residenza. Adesso sono in attesa di un nuovo intervento di ablazione atriale. L’attesa è stata veramente snervante e proprio ieri mi hanno comunicato che il 7 di gennaio mi potranno rifare l’intervento con un’altra metodologia a causa dei nuovi problemi che si sono presentati».

Per far luce sulle cause della morte l’assessore regionale alla Salute Ruggero Razza ha inviato subito degli ispettori al Giovanni Paolo II di Ragusa. L’ispezione è durata tre ore: i due professionisti nominati ieri mattina, uno membro dell’Osservatorio epidemiologico, Giuseppe Murolo, e l’altro, Salvatore Felis, dell’Unità operativa Cardiologica dell’ospedale Garibaldi di Catania si sono presentati al nosocomio di contrada Cisternazzi, dove sono stati accolti dal direttore sanitario, Pasquale Granata. Per tre ore i due professionisti hanno passato in rassegna reparto e ambulatorio, per potere così effettuare la loro relazione. Ovviamente nessuna dichiarazione al termine della visita. Il direttore sanitario si è limitato a spiegare che si è trattato di un intervento di ablazione cardiaca transcatetere eseguito da un professionista che ha esperienza per questo tipo di interventi, con più di cento operazioni l’anno di questo tipo. È attesa, invece, per le prossime ore la decisione del pubblico ministero Francesco Riccio, sulla data in cui verrà eseguita l’autopsia.

Piero Burrugano

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