L’impressione che ricava il cronista dopo una mattinata spesa davanti ai cancelli sbarrati della scuola elementare e materna Ragusa Moleti di Palermo è che il clamore sia più politico e mediatico che delle parti in causa. All’ingresso dell’istituto si fronteggiano due sit-in. Da una parte un gruppo di mamme, circa una decina, sostenute dalla consigliera comunale Sabrina Figuccia e da alcuni rappresentanti dell’Udc, contrarie alla decisione del preside Nicolò La Rocca, presa con una circolare, di interrompere le canzoncine benedicenti prima della consumazione della merenda da parte dei bambini e di rimuovere le statue della Madonna. Dall’altra alcuni membri del circolo palermitano dell’Uaar, l’unione di atei e agnostici, uno dei quali ha un figlio iscritto proprio alla Ragusa Moleti. Polizia, carabinieri e Digos vigilano perché tutto resti nei limiti.
Tra i due gruppetti qualche scontro verbale ma nulla più, il clima è tutto sommato disteso e non sembra di avere a che fare con estremisti, né in un senso né nell’altro. «Abbiamo firmato una liberatoria sulla religione facoltativa o meno – spiega una delle mamme – e il preside doveva trovare una soluzione che non togliesse la preghiera ai bambini ma trovasse attività alternative per i bambini non cattolici. Quelle prima della merenda non erano vere e proprie preghiere ma momenti di ringraziamento e di aggregazione. Siamo tolleranti e sono d’accordo con noi anche persone di altre religioni. C’è stato un abuso di potere, si doveva votare».
Arriva il deputato leghista Alessandro Pagano con una statua della Madonna chiusa nella sua scatola, che intende consegnare al preside. Ma la mamma arrabbiata si smarca: «Ora vengono tutti qua con i loro simboletti ma noi simboli non ne vogliamo. La nostra protesta non è politica». Forse sarebbe bastato mettere tutti attorno a un tavolo. Così la pensa una socia del circolo ateo: «Era meglio affrontare la questione all’interno del plesso con i dirigenti scolastici, soprattutto perché ci sono di mezzo i bambini. Con un po’ di buon senso si poteva evitare tutto questo puntando sul dialogo tra le parti. Invece qualcuno ha fatto uscire la cosa sui giornali – sottolinea -. La visibilità mediatica ha spostato l’attenzione dal tema fondamentale: il preside si è limitato ad applicare la legge. È stato prudente, non ha cercato visibilità. Dovrebbero farlo tutti. Non ha agito per fare torto a qualcuno, anzi, decisioni simili servono per tutelare tutti».
C’è chi sottolinea che i problemi della scuola siano altri, dalla scarsa manutenzione degli edifici alla gestione del personale amministrativo e docente. Proprio alla Ragusa Moleti a settembre è crollato un pezzo di intonaco del controsoffitto al primo piano ma per fortuna non si è fatto male nessuno. «Chi è venuto qui oggi – concorda la rappresentante degli atei – forse dovrebbe preoccuparsi più della sicurezza delle scuole che di portare statue della Madonna che di certo non risolvono i problemi». Gli atei hanno provato a consegnare a Pagano una copia della Costituzione senza riuscirci. «Studiare la nostra costituzione in un ambiente di multiculturalismo non nuocerebbe a nessuno».
Il deputato leghista, però, ha idee ben diverse: chiede di «pensare prima ai diritti della maggioranza, e se i fedeli di altre religioni vogliono pregare che lo facciano pure ma prima della minoranza viene la maggioranza», si lamenta della bandiera tricolore sdrucita e strappata che penzola dal pennone della facciata («simbolo che questo preside non è adeguato al suo ruolo») e accusa il dirigente di «fuggire». La Rocca in realtà era fuori Palermo ed è arrivato intorno a mezzogiorno – entrando da un ingresso secondario per dribblare i cronisti – proprio per incontrare Pagano.
L’esponente di Noi con Salvini è rimasto a lungo fuori dai cancelli dell’istituto prima di poter fare il suo ingresso stringendo la statuetta votiva tra le mani: «Un deputato può entrare nelle carceri e negli ospedali ma non qui. Ma io sono un rappresentante dello Stato e mi devono aprire. Non sono qui per strumentalizzare la vicenda. Siamo contrari ad ogni strumentalizzazione. La libertà più importante è quella del nostro intimo, cioè la possibilità di professare la propria religione. Una scuola moderna concorda con i genitori il percorso didattico, indispensabile per tutelare i bambini. Quando diventeranno più grandi saranno naturalmente liberi di compiere scelte individuali. Ma i bambini devono seguire i genitori. Sono qui a nome del popolo, della città e delle centinaia di genitori che ci hanno scritto». «No, sei qui a nome tuo», gli urla contro uno degli atei.
Poi l’ingresso e il colloquio col preside, al termine del quale Pagano ha annunciato l’intenzione di «sospendere la presentazione di un’interrogazione parlamentare. Col preside abbiamo concordato che i bambini hanno diritto alla preghiera, ai propri simboli religiosi, alla propria storia e alla propria cultura, oltre alla possibilità di fare il presepe (che non è mai stata in discussione, ndr). Tutto questo sembrava venir meno ma il preside ha garantito che non c’è la volontà di prevaricare i desideri della maggioranza. La circolare sarà rivisitata all’interno di questo rispetto complessivo, che è esattamente quello che chiedevamo».
«Ho letto con attenzione la circolare del preside – commenta la consigliera Figuccia – e sembra che si possano anche ravvisare gli estremi dell’abuso di potere, considerato che, prima di prendere qualunque decisione, avrebbe dovuto consultare il consiglio d’istituto costituito da docenti, personale interno e genitori, cosa mai avvenuta. Ne valuteremo i termini con i nostri legali. Per questo siamo qui oggi in visita ispettiva: ci troviamo davanti ad un atto di arroganza di un preside che vuole cancellare la nostra storia e le nostre tradizioni dimenticandosi dei bambini».
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