Ragusa, fiamme e fumo allo stabilimento Eni «Nessun ferito, impianto al momento chiuso»

Fiamme, fumo e rumore assordante. È quanto registrato ieri sera dalle telecamere del movimento
No Triv di Ragusa, all’interno dello stabilimento Eni Polimeri Europa di contrada Tabuna. Il fuoco si è propagato da una torretta intorno alle 21. Le fiamme hanno rapidamente prodotto una nuvola di colore giallastro, per poi proseguire nelle ore successive con l’emissione di fumi. Sul posto, poco dopo, sono giunti i vigili del fuoco che hanno tenuto a bada le fiamme.

Intorno alle 13, da Eni Versalis arriva il primo commento sull’accaduto: «Si è verificato un incendio all’interno di una cabina elettrica di media tensione – fa sapere l’ufficio stampa della società energetica -. L’incendio ha interessato anche le apparecchiature di trasformazione di alta e media tensione che alimentano lo stabilimento, determinando il black-out degli impianti. Tutti i sistemi di sicurezza sono stati attivati prontamente con l’immediata messa in sicurezza dello stabilimento e l’intervento della squadra interna di emergenza. Le autorità locali – continua la nota – sono state informate e l’evento ha richiesto l’intervento dei vigili del fuoco. Attualmente sono in corso le operazioni di ripristino dell’impianto». Secondo Eni Versalis, non ci sarebbero state conseguenze di nessun tipo: «Non c’è stato alcun rischio per la salute e sicurezza dei lavoratori e l’evento non ha comportato alcun impatto sull’ambiente circostante».

Conferme sull’incolumità del personale dello stabilimento arrivano anche dai vigili del fuoco: «Non ci sono stati feriti e la situazione adesso è sotto controllo – dichiara un funzionario del comando provinciale dei vigili del fuoco -. Lo stabilimento al momento è chiuso, ma per avere altre informazioni bisogna attendere i sopralluoghi che si svolgeranno nelle prossime ore».

Chi invece non sta zitto sono gli attivisti che a Ragusa si oppongono alle trivellazioni. Ieri, il gruppo ha fatto una cronaca minuto per minuto di quanto stava accadendo all’interno dello stabilimento Eni. Sottolineando come dopo l’inizio dell’incendio, nella zona ci sia stato «un viavai di auto» mentre le fiamme sono state spente circa 45 minuti dopo. A mezzanotte e mezza, tuttavia, la torretta continuava a fumare. Il tutto, in una zona che dista circa un chilometro dal centro abitato: «Non è la prima volta che si creano eventi eccezionali – scrivono sulla propria pagina Facebook -. L’eccezione qui è norma, da decenni si vedono e si sentono (alle orecchie e ancor più al naso) le emissioni del centro oli e dell’impianto Polimeri. Il tutto a pochissima distanza da piazza Croce, via Di Vittorio, e altre zone piene zeppe di palazzine e uffici, in una vallata che è stata completamente sventrata. Da decenni ci avvelenano, aprendo i filtri a seconda dei venti e inondando tutta la vallata e il centro città di fuliggini e odore marcio». 

Dagli attivisti, poi, alcune domande all’amministrazione comunale guidata dal sindaco
Federico Piccitto in merito alla nuova richiesta di perforazione fatta dall’Eni al ministero dell’Ambiente, per la realizzazione di una condotta di oltre tre chilometri per la coltivazione di idrocarburi, ma anche riguardanti la qualità dell’aria nella città iblea: «Le famose centraline di rilevamento sparse per il territorio, che da anni certificano la qualità dell’aria di Ragusa, che diamine rilevano?» si chiedono gli attivisti.

Simone Olivelli

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