«Giustizia per Salvuccio». Il testo è quello impresso in uno striscione, appeso in una ringhiera dell’ospedale Garibaldi Centro di Catania, per commemorare Salvo Laudani, il 21enne deceduto lo scorso 3 luglio mentre si trovava ricoverato nel reparto di Rianimazione del nosocomio etneo. Una vicenda finita sul tavolo della procura non solo per la denuncia presentata dai parenti del giovane, in cui si ipotizza il reato di omicidio colposo, ma anche per quanto sarebbe avvenuto all’interno della struttura sanitaria. Stando alla ricostruzione delle forze dell’ordine, decine di persone avrebbero preso d’assalto il reparto dopo che la notizia della morte del 21enne si è diffusa. Una presenza, come svelato da MeridioNews, poi sfociata in un’aggressione nei confronti di una dottoressa e nel danneggiamento dello stesso reparto. Tanto da rendere necessario l’intervento delle guardie giurate e del decimo reparto mobile della polizia a supporto di sei mezzi delle Volanti, già presenti sul posto.
«Ogni forma di violenza deve essere condannata ma non c’è stato nessun danno alle apparecchiature del reparto e nessuna reazione nei confronti della dottoressa», sostiene l’avvocata Stefania Amato che assiste i familiari della vittima. Il capitolo più delicato di questo caso ruota, però, attorno alle eventuali responsabilità sanitarie. Il giovane è arrivato in ospedale il 26 giugno trasportato da un’ambulanza dopo essersi sentito male mentre lavorava in un locale in cui svolgeva la mansione di banconista.
«Dopo le prime cure, Laudani è stato ricoverato, intubato e messo in coma farmacologico», spiega la legale. La situazione sarebbe precipitata il 3 luglio «nonostante le rassicurazioni dei medici ai familiari», aggiunge Amato. Adesso bisognerà aspettare il 13 luglio, giorno in cui dovrebbero essere conferiti gli incarichi per l’autopsia. Un esame irripetibile che imporrà l’iscrizione nel registro degli indagati dei medici per consentire alle parti la nomina dei rispettivi consulenti.
Laudani avrebbe iniziato a soffrire di epilessia circa sette anni fa, dopo la morte del padre Santo Laudani, avvenuta in un incidente stradale in territorio di Castelvetrano, in provincia di Trapani. Per il momento, dall’ospedale le bocche rimangono cucite. Nonostante sia emerso come alla dottoressa aggredita siano stati diagnosticati 15 giorni di prognosi. «Come è consuetudine e buona prassi quando c’è una indagine della magistratura in corso, l’azienda non ritiene opportuno rilasciare alcuna dichiarazione», fanno sapere al nostro giornale dal Garibaldi.
Per Laudani, intanto, è scattata una mobilitazione social. Decine di post su Instagram e TikTok, alcuni dei quali con pesanti insulti nei confronti del personale dell’ospedale. «Ho perso un carissimo amico per colpa dei dottori – sostiene in un videoappello un utente – Hanno scritto che amici e parenti hanno distrutto il reparto e alzato le mani (picchiato, ndr) al dottore. Lui era un fratello, io ero presente in ospedale e non è successo nulla di quanto è stato scritto. Questo ragazzo deve avere la sua giustizia». «Salvuccio è stato ucciso – si legge in un altro post pubblicato sui social insieme a una foto del ragazzo – Noi avremo giustizia, pagheranno tutti coloro che dovranno pagare. Non ti preoccupare: la tua famiglia ti ha amato, ti ama e ti amerà per sempre».
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