Raffineria di Gela, l’Eni torna sui propri passi Accordo su investimenti e riconversione

Ai presidi i lavoratori non si fidano. Non solo quelli dell’indotto ma anche molti del diretto. «L’Eni è inaffidabile, abbiamo subito troppi inganni», dicono in tanti. Si registra moderata soddisfazione per l’accordo firmato a Roma, da Eni e sindacati confederali, sulla vertenza della Raffineria di Gela. Riconosciuta la validità degli accordi sottoscritti nel 2013 e nel 2014 relativamente ai siti di Gela e Porto Marghera. A quasi un mese dalla decisione dei vertici del cane a sei zampe di considerare carta straccia quei patti che stabilivano, per il sito siciliano, la riconversione di due linee di produzione a gasolio e 700 milioni di euro di investimenti.

I lavoratori in lotta attendono le assemblee affinchè i sindacalisti possano illustrare i termini dell’intesa. Cantano vittoria i segretari generali della Cgil Sicilia, della Filctem regionale, della Cgil di Caltanissetta. L’accordo è «una vittoria netta del sindacato – si legge in una nota congiunta – un passo indietro dell’Eni, un cambio di rotta significativo, frutto delle battaglie di questi giorni, che dà speranza e prospettive a un intero territorio». Tanto da spingere il sindaco di Gela Angelo Fasulo ad invitare a sciogliere i blocchi. Invito al momento rimandato al mittente. «Vogliamo prima capire in concreto cosa succede – dicono i presidianti raggiunti al telefono – Al momento si parla di far ripartire la linea 1. Ciò significa un po’ di ossigeno per qualche ditta dell’indotto ma non per tutte».

Anche i sindacati provano a spegnere i facili entusiasmi. «La partita non si chiude qui, perché a settembre si avvierà il confronto sulle prospettive strategiche del sito di Gela». Mancano cioè le cifre e gli assetti del piano industriale: dai livelli occupazionali di diretto ed indotto alla quota di investimenti (che negli ultimi giorni era salita a due miliardi di euro), ai tempi della ripresa effettiva. Rimandati a settembre, insomma. E rimangono aperte alcune partite. Dagli 80 cassintegrati Smim che attendono ancora i versamenti arretrati e hanno ricevuto risibili acconti da 120 euro (comprensivo del bonus Renzi da 80 euro), ai 30 lavoratori Tucam che attendono ancora l’assunzione da parte delle nuove ditte, ai 40 lavoratori ex Comeco in mobilità da due anni, per finire coi 15 chimici Riva e Mariani che hanno ricevuto lettere di licenziamento durante i primi giorni di blocchi.

Nel dettaglio, azienda e sindacati avvieranno un confronto a partire da incontri che coinvolgeranno tutte le strutture sindacali territoriali. Il confronto dovrebbe terminare entro la prima settimana di settembre. Entro il 15 settembre è previsto un nuovo tavolo di confronto nazionale presso il Ministero dello Sviluppo Economico.

Andrea Turco

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