«È stato l’altro ieri pomeriggio, alle tre, ho ricevuto questa telefonata: “Pronto? È il Quirinale“. Pensavo davvero che fosse uno scherzo». Invece era realtà. Quella telefonata annunciava a Rachid Berradi, bandiera dell’atletica palermitana, nominato ieri Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana dal presidente Sergio Mattarella. «Quando ho capito che la cosa era un po’ più seria – racconta Berradi – l’emozione è stata talmente tanta che non riuscivo a parlare. È diventata una cosa inaspettata e soprattutto una notizia del genere, in questo anno così difficile, fa molto piacere. Il pensiero è andato subito a mio figlio, era entusiasta, saltava e non se ne accorgeva nemmeno».
Primatista italiano della mezza maratona, rappresentante nazionale alle olimpiadi di Sydney 2000, campione europeo under 23 dei diecimila metri, Berradi ha fatto di Palermo, la città che lo ha accolto quando aveva solo dieci anni, la sua casa, anche dopo avere appeso gli scarpini al chiodo. «Sono partito da un piccolo villaggio dell’entroterra del Marocco – continua – Palermo è stata la città che mi ha accolto e la città che mi ha dato molto. Se uno ha voglia di arrivare o di riscattarsi in qualche modo ce la può fare. L’arrivo in questa città è stato molto bello. Gli arabi, dopo 300 anni di dominazione, hanno lasciato molte tracce e le culture sono davvero vicine. L’integrazione è stata perfetta. Quando uno incontra delle persone positive, che aiutano il suo percorso è semplice. E lo sport facilita molto le cose».
E per la gente di Palermo Rachid Berradi ha anche deciso di spendere le proprie energie. Coordinatore per l’aspetto sportivo di Libera, dal 2009 guida la sua società sportiva, l’Atletica Berradi 091, con cui cerca di portare la cultura dello sport come risorsa per la ricerca di riscatto e l’esaltazione di valori come correttezza e legalità all’interno di quartieri dal tessuto sociale fragile come lo Zen, dove allena la squadra di calcio amatoriale Atletico Zen. E l’onorificenza del Capo dello Stato verte proprio su questo aspetto della carriera di Berradi, insignito insieme ad altri 35 «esempi civili» che si sono istinti per il loro «impegno nella solidarietà, nel volontariato, nell’inclusione sociale, nella cooperazione internazionale, nella promozione della cultura, della legalità e del diritto alla salute».
E nelle non poche difficoltà nel fare sport nel capoluogo, Rachid Berradi riesce a vedere quasi una risorsa. «È vero – spiega – le strutture fanno tanto, ma Palermo ha molto altro da offrire. Quando i miei colleghi si allenavano col freddo e la neve, io mi allenavo con 13-14 gradi». E il clima, insieme alla voglia di riscatto e di emergere, sono stati fattori fondamentali per la grande tradizione dell’atletica palermitana. «In quel periodo avevo esempi come Salvatore Antibo, Luigi Zarcone, i fratelli Selvaggio. Tutti grandi atleti venuti fuori da Palermo, con tutte le immense difficoltà che c’erano. E anche oggi c’è ancora molto da fare – conclude – dobbiamo cercare di migliorare la situazione per dare ai bambini la possibilità di praticare attività sportiva».
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