«Si rende noto che entro il termine delle 13 del 13 settembre 2017 non è stata ricevuta alcuna offerta». La nota, pubblicata sul sito dell’Urega, sancisce per la seconda volta il fallimento della gara d’appalto settennale per la raccolta dei rifiuti nel Comune di Catania. Un bando che vale 319 milioni di euro e per il quale già una volta non si era presentato nessuno: era l’11 gennaio e alla scadenza del termine per la consegna delle buste non ne era arrivata neanche una. All’epoca la colpa del silenzio delle aziende del settore era stata data, come denunciato dalla ditta Dusty, a criteri troppo stringenti che avrebbero escluso le imprese operanti sul territorio siciliano. Così, ad agosto, i criteri erano stati allargati: fatturati e livelli di raccolta differenziata raggiunti erano stati abbassati, aprendo il campo a uno spettro più ampio di possibilità. «Onestamente non mi spiego per quale motivo la gara sia andata di nuovo deserta – dice l’assessore all’Ecologia Rosario D’Agata – Stiamo preparando il materiale da inviare alla procura della Repubblica e all’Anac». Non una procedura standard: «Un modo per vederci più chiaro», continua D’Agata.
A dare la notizia della gara deserta è il movimento politico Catania bene comune. «Dopo le vergognose proroghe volute dalla giunta alle società Ipi e Oikos e lo scandaloso appalto ponte affidato alle ditte Senesi ed Ecocar, dopo quattro anni e mezzo di amministrazione Bianco si va verso nuove proroghe. Proroghe di capitolati d’appalto che risalgono a undici anni fa», si legge nella nota diffusa alla stampa. I riferimenti sono alle proroghe unilaterali affibbiate a Ipi-Oikos per motivi di igiene pubblica e al mini-bando da undici milioni di euro vinto da Sen.Eco., unico raggruppamento temporaneo d’imprese a partecipare a una gara pubblicata letteralmente tra Natale e l’Epifania. Intanto i 106 giorni di interregno assegnati alle due imprese sono al termine e una nuova proroga sembra necessaria. E probabilmente anche più di una, vista la necessità di rifare da capo le procedure per l’appalto settennale, che dovrebbe risolvere il problema una volta per tutte.
«Enormi affari per le ditte che si trovano a gestire le proroghe e gli appalti ponte e costi enormi per la cittadinanza che proprio in queste ore sta andando a pagare le esose cartelle della tassa sulla spazzatura», continua l’attacco di Cbc. «La nostra intenzione è quella di bandire di nuovo la stessa gara – afferma l’assessore all’Ecologia – Faremo un doveroso passaggio col collegio di difesa, intanto, per capire se ci sono delle cose che possono essere cambiate. Poi, per il resto, stavolta abbiamo ricevuto diverse richieste di chiarimenti e di sopralluoghi. Come mai non si sia presentato nessuno è una domanda alla quale non sono in grado di dare una risposta». «La percentuale di raccolta differenziata – attacca Catania bene comune – è notevolmente calata dal 2013 a oggi, ponendo Catania tra le città con le più basse percentuali in Italia. Il fallimento dell’amministrazione non può condannare l’intera città a subire sporcizia, inquinamento e costi altissimi».
A intervenire sul tema, contattata da questa testata, è anche Rossella Pezzino de Geronimo, l’imprenditrice della Dusty che – ai tempi della prima gara e dell’appalto ponte – non aveva lesinato le critiche all’operato dell’amministrazione. «Anche in questo caso abbiamo scelto di non partecipare per una serie di motivi documentati – dichiara a MeridioNews – Abbiamo inviato a Palazzo degli elefanti una lettera con le nostre osservazioni sul bando, segnalando anche alcuni errori materiali che sono contenuti al suo interno e che avrebbero dovuto essere corretti. Cosa che non è avvenuta». Per Pezzino de Geronimo l’attuale formulazione «fa sì che la gara sia antieconomica e non permetta di lavorare neanche in raggruppamento d’imprese. Anche volendo farlo, comunque, gli sbagli impedivano la partecipazione e avrebbero potuto essere evitati, se si fossero ascoltate le segnalazioni delle ditte. Noi abbiamo notificato all’amministrazione il ricorso e ho saputo che un’azienda del Nord ha fatto lo stesso».
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