In Italia si sale sui tetti delle università e dei monumenti. Gli studenti, novelli Messner, conquistano le vette per guadagnare un po’ di visibilità: una nuova forma di protesta che sembra avere un’eco maggiore rispetto alle manifestazioni degli ultimi anni. Oggi la protesta si è allargata a tutti gli studenti italiani all’estero, che hanno solidarizzato con i colleghi rimasti in patria. Tutto è partito da un evento su Facebook, che si è poco a poco allargato a macchia d’olio trovando l’adesione di oltre un migliaio di persone sparse per l’Europa, principalmente Erasmus.
Da Granada, il centro universitario più attivo e frizzante dell’Andalusia, nonché con la maggior presenza d’italiani, arriva l’invito per i colleghi di Cadice (circa 500 studenti Erasmus, ma qui gli italiani sono meno numerosi di tedeschi e francesi). Ci si organizza con poco: passaparola, inviti sull’immancabile social network, ma si tenta anche di coinvolgere i nuovi amici europei. «Ci siamo riuniti – spiega a tutti Luigi, studente di archeologia dell’università di Bari – per solidarizzare con i compagni in Italia, che da giorni protestano contro il disegno di legge della Gelmini e per dire che l’università che ci stanno preparando per quando torneremo a casa non va bene».
Alla fine, in 12 si ritrovano all’ingresso della facoltà di Lettere e filosofia, provenienti da tutto lo stivale e anche da Francia, Germania e Russia. In Italia si va sui tetti, in Spagna non si può essere da meno, malgrado il freddo e il vento: è così che lo striscione “Paramos la fuga de cerebros, no al DDL Gelmini, Erasmus italianos Cádiz” viene esposto su un cornicione. È una manifestazione poco più che simbolica, sostenuta con simpatia anche dal personale dell’ateneo gaditano in agitazione per i tagli annunciati dal governo spagnolo, ma che vuole sostenere una causa che anche a chi vive lontano sta molto a cuore.
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