Questione morale, scontro tra Musumeci e M5s all’Ars Governatore: «Qua dentro nessuno più onesto di me»

Era attesa da mesi. Alla fine, alla presenza dell’intera compagine di governo (o quasi), si è tenuta questo pomeriggio la seduta dell’Assemblea Regionale Siciliana dedicata alla questione morale. Un momento di riflessione chiesto trasversalmente da diverse forze politiche, alla luce delle numerose inchieste giudiziarie che hanno coinvolto esponenti politici negli ultimi mesi, tra cui quella che ha portato all’arresto di Paolo Arata, l’ex deputato di Forza Italia e consulente della Lega di Salvini

Un incontro partito un po’ in sordina, fino a quando il deputato pentastellato Antonio De Luca non si è rivolto al governatore Musumeci, facendo riferimento alla lista degli impresentabili denunciata dal Movimento nella campagna elettorale delle regionali 2017. Secondo De Luca, Musumeci allora «diceva che non si sarebbe fatto tirare per la giacchetta» ma, in realtà, si sarebbe «venduto la giacchetta insieme alla dignità per la poltrona».

Affermazioni pesanti che non hanno rasserenato il clima a Sala d’Ercole, in cui le accuse al governo si sono susseguite. A riportare la questione morale al centro del dibattito è stato il presidente della commissione Antimafia Claudio Fava che ha ammesso di essere preoccupato «dalla percezione che fuori da qui si ha della politica, che prescinde dal numero di indagati. A me preoccupa l’intercettazione di Giovanni Lo Sciuto, che parlava di 370 incarichi alla Regione da piazzare o l’intercettazione di Antonello Montante che diceva “qui facciamo la terza guerra mondiale”. Mi preoccupa, insomma, il concetto di assalto alla diligenza, l’idea che questa Regione sia percepita come un bottino da spartire». La proposta di Fava a Gianfranco Miccichè è che l’Assemblea adotti il codice etico approvato all’unanimità dalla commissione antimafia, «come antidoto contro queste distorsioni».

Le conclusioni le ha tratte Musumeci che, in apertura del suo lungo intervento, ha risposto a De Luca parlando di «indecorosa offesa personale dell’onorevole De Luca. Onorevole solo perché deputato. In quest’Aula non c’è persona che possa dare lezioni di moralità a chi vi parla. Siamo tutti onesti, ma nessuno lo è più di me, che sono stato chiamato a rappresentare per cinque anni gli interessi della comunità siciliana, senza alcuna opacità».

«La lotta alla mafia – ha aggiunto – è una scelta di vita e il sottoscritto a 38 anni ha ricevuto la prima minaccia di morte dalla mafia. Ma non ne ho mai fatto un vanto, anzi credo di non averne mai parlato in quest’Aula. Sono qui – ha aggiunto – per rivendicare con grande orgoglio di appartenere al partito dei garantisti. In quest’Aula, gli avvisi di garanzia hanno interessato tutti i gruppi politici, compreso il Movimento cinque stelle, e nessuno si è mai alzato dai banchi del centrodestra o del centrosinistra per puntare l’indice contro quelle persone». Uscendo dai confini regionali, Musumeci fa riferimento alla sindaca di Roma Virginia Raggi che «ha fatto bene a non dimettersi per l’avviso di garanzia e per il rinvio a giudizio. Ha fatto bene anche a chiedere di evitare di trasformare un avviso di garanzia in un manganello. Però non possiamo fare passare il principio per cui – ha concluso – le leggi si interpretano per gli amici e si applicano rigorosamente per i nemici. Vergogna».

Miriam Di Peri

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