Uno scontro a colpi di lettere pubbliche è quello che sta capitando in questi giorni a Cinisi. Esattamente tra i due cugini Palazzolo. Uno è Santi, pasticciere della provincia di Palermo, noto alle cronache per aver fatto arrestare con la sua denuncia l’ex presidente della Camera di commercio di Palermo, Roberto Helg, per una tangente da 100.000 euro. L’altro è l’avvocato, socio Gesap nonché sindaco di Cinisi, Giangiacomo.
La bagarre tra i parenti che occupano dei ruoli prestigiosi all’interno del piccolo paese palermitano nasce a seguito di un’intervista su CinisiOnline fatta proprio al sindaco. «Nella vicenda che coinvolge l’imprenditore Santi Palazzolo si è visto un sindaco assente, almeno nella seconda parte della vicenda: la mancata proroga del contratto per altri tre anni a un uomo che ha denunciato, in una terra di silenzi, il suo estorsore. Ne conviene?» chiede il giornalista. «Nella prima fase della vicenda ho fatto quello che andava fatto, chiedendo le dimissioni del presidente della Gesap. Nella seconda fase ho trovato corretto che chi di dovere facesse le sue valutazioni» risponde il primo cittadino.
Affermazione che ha fatto andare su tutte le furie il titolare della pasticceria di Cinisi, che ha deciso, così di scrivere una lettera in cui accusa il sindaco di poca «lealtà, trasparenza ed onestà». «Ho pensato di scrivere una lettera pubblica perché questo argomento deve essere trattato come imprenditore che ha denunciato e non come un parente – racconta a MeridioNews, Santi Palazzolo -. E’ inaudito che dopo tutti questi mesi il sindaco non abbia pubblicamente sostenuto la mia denuncia. Credo di aver fatto qualcosa di buono nel mio paese con la mia attività, ma dal primo cittadino non ho ricevuto nemmeno una telefonata confidenziale. Tutta la città è tappezzata della sua lettera di risposta. Mi chiedo – conclude il pasticciere – perché non tappezzava la città di lettere anche quando i cittadini chiedevano risposte in merito al problema dell’acqua o dei rifiuti?».
Differente la posizione di Giangiacomo Palazzolo, socio della Gesap, che nella sua lettera accusa il cugino di uno «sterile e banale conflitto politico». «Mio cugino mi accusa di cose non vere – dice -. Il mio sostegno è dimostrato attraverso gli sms e una mail istituzionale. Non ho capito perché Santi ha voluto buttarla in caciara. Io non sono un eroe, non verrò ricordato così, ma non gli consento di contestarmi in pubblico fatti non veri o silenziosi comportamenti riguardo a risvolti privati, che riguardano la sua azienda».
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