Dopo gli arresti arrivano i sequestri dei beni. Il nucleo di Polizia tributaria della Guardia di finanza con la collaborazione dei carabinieri e del Servizio centrale investigazioni sulla criminalità organizzata delle Fiamme gialle di Roma ha posto i sigilli a beni per un valore complessivo di circa 2 milioni di euro. I provvedimento ha colpito persone ritenute dagli investigatori «contigue alle famiglie mafiose di Pagliarelli, corso Calatafimi e Villaggio Santa Rosalia», coinvolte nella recente operazione antimafia “Verbero“.
In particolare i sequestri, disposti in via d’urgenza dalla Direzione distrettuale antimafia e già convalidati dal gip, riguardano otto indagati: Alessandro Alessi, 40 anni; Giuseppe Perrone, 41; Vincenzo Giudice, 37, ossia i tre uomini che componevano il triumvirato che reggeva le sorti di Cosa nostra a Palermo, ma anche Salvatore Sansone, 28; Tommaso Nicolicchia, 31; Giuseppe Castronovo, 44; Stefano Giaconia, 31; Carlo Grasso, 28.
Nei loro confronti sono scattati sequestri di beni mobili e immobili. In particolare, a Vincenzo Giudice sono stati sequestrati due autoveicoli intestati al fratello. A Salvatore Sansone, invece, un centro scommesse nel centro di Carini, formalmente intestato a un’altra persona, una sala giochi a Palermo intestata al fratello, una moto ed un autoveicolo intestati ai familiari. A Tommaso Nicolicchia è stato sequestrato un bar a Palermo. A Stefano Giaconia sono stati sequestrati un’auto ed un appartamento a Altavilla Milicia.
«Gli indagati facevano ricorso a prestanome o ad alcuni familiari cui venivano intestati fittiziamente beni o attività commerciali – spiegano gli investigatori -. Gli accertamenti hanno evidenziato una netta sproporzione tra il tenore di vita dei falsi intestatari ed i loro redditi ufficiali». Le indagini hanno aggravato la posizione di Alessi, già destinatario di provvedimento di confisca di un’imbarcazione, un terreno a Palermo, una società di gestione di impianti sportivi, una ditta individuale, due moto, un’auto e svariati conti correnti, del valore complessivo di oltre un milione di euro, tutti intestati ai familiari e prossimi congiunti, ma allo stesso riconducibili.
La confisca, emessa dal Tribunale di Palermo, conclude il procedimento per l’applicazione della misura di prevenzione personale e patrimoniale, iniziato tra il 2010 ed il 2011, nei confronti di Alessi, arrestato nel 2008 per associazione di stampo mafioso e poi assolto nel 201.
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