Quegli euro falsi stampati a Palermo nel lontano 2000. Chi c’era dietro questa storia? E che nesso c’è con quello che succede oggi?

NESSUNO DICE, AD ESEMPIO, CHE IL DEBITO TEDESCO E’ IL TERZO PIU’ ALTO DEL MONDO IN VALORE ASSOLUTO. AMONTA A 2080 MILIARDI, 236 IN PIU’ DI QUELLO ITALIANO. SOLO CHE AD ESSERE FUSTIGATI SIAMO NOI…

La domanda da porsi in ordine alla politica che la Germania persegue da qualche anno, per non dire da oltre dieci anni, è la seguente: il sogno perseguito dai fondatori dell’Europa dei popoli è ancora nelle corde dei tedeschi e dei loro governi?

L’interrogativo non è peregrino se si fa mente locale al disegno di Europa che viene via via abbozzato da qualche tempo a questa parte. A fronte del fallimento della stesura della ‘bozza’ di Costituzone europea, la Germania ha insistito con l’allora presidente della Commissione europea, Romano Prodi, di accelerare l’allargamento ai Paesi dell’Est europeo senza che fosse adottato uno Statuto che individuasse le finalità dell’Unione, regolasse i compiti dell’Europa unita e i modi confederali di conseguirli e gestirli. In altri termini, la prospettiva del’area di libero scambio europea ha prevalso su quello dell’Europa dei popoli.

Gli episodi da ricordare sono tanti. Ne scegliamo due. Uno di qualche rilievo riguarda la nomina del coordinatore della politica estera comunitaria e l’altro il tentativo di stampare le cartamonete false dell’euro quando ancora l’euro non c’era.

Nel primo caso, non si è scelto di prevedere la nascita di un ministro (o commissario) per la politica estera europea, perché in quel caso non avrebbe più avuto senso mantenere i rapporti tra gli Stati europei mediante ambasciatori e ciascuno Stato non avrebbe avuto più ragione di avere un proprio ministro degli Affari esteri. Si è scelto di creare una figura equivoca nelle attribuzioni e peraltro assegnata, con il beneplacito della Germania, ad una signora della nobiltà britannica che risponde in primo luogo al suo Paese e agli interessi di quella nazione che non aderisce nemmeno alla moneta unica e che notoriamente è legata a filo doppio alla politica estera degli Stati Uniti e che nel suo dibattito interno, e non solo, si dichiara apertamente contraria alla unità politica dell’Europa.

L’altro episodio, apparentemente minore, riguarda un caso avvenuto a Palermo intorno all’anno 2000 quando fu trovata una piccola tipografia che stampava euro falsi. Figurarsi se un ignoto tipografo palermitano era in grado di procurarsi i conii che a quell’epoca, e non solo a quell’epoca, dovevano essere tenuti nei caveau di Bruxelles. Ovvero, se quella, invece, non fosse opera di soggetti al servizio di grandi potenze finanziarie, che magari avevano già allora accesso alle segrete stanze dei vertici amministrativi europei. Questi soggetti, attraverso i loro collegamenti, erano arrivati a quello sconosciuto tipografo palermitano, magari per il tramite di qualche boss mafioso. Di quell’inchiesta giudiziaria, aperta dalla Procura di Palermo, non si è mai più saputo nulla.

L’unico risultato positivo è che quella scoperta ha impedito il sabotaggio alla nascita della moneta unica europea che avrebbe potuto nuocere all’egemonia del dollaro quale moneta di riferimento negli scambi internazionali.

Questa lunga premessa per introdurre le osservazioni del professore Marco Fortis, docente di Economia industriale e Commercio estero dell’Università Cattolica di Milano, diffuse da Agorà Fox- Il cittadino fa notizia.

Il professore Fortis dal suo osservatorio di studioso e di analista, ritiene che “L’Europa a 27 ha rappresentato per l’economia tedesca un bottino di tutto rispetto: mille miliardi di euro sul piatto della bilancia commerciale”. E prosegue: “Il salvataggio di alcune banche è costato ai tedeschi più di 10 punti di Pil, in rapporto al quale il suo debito publico è cresciuto dal 73,5 per cento all’83,2 per cento. La verità è che nessuno dice che il debito tedesco è il terzo debito pubblico lordo più alto del mondo in valore assoluto. Ammonta a 2080 miliardi di euro e supera di 236 miliardi quello italiano, che, invece, è fustigato da tutti”. Inoltre, passando ad una dimensione macro economica, il professore Fortis afferma: “L’Eurozona ha un debito del tutto sostenibile rispetto a quello degli Stati Uniti, ma le politiche farraginose e inconcludenti dell’Unione hanno favorito l’isteria dei mercati”.

Le notazioni del professor Fortis non si fermano qui, anzi si estendono a considerazioni amare: ”L’Europa – dice – continua ad ingrossare i nuvoloni che si addensano sull’euro. Ci stiamo facendo male da soli. La Germania non ha capito che continuando a porre veti che indeboliscono i Paesi partner si troverà presto con una montagna di crediti inesigibili. La Merkel sta segando il ramo sul quale è seduta”.

Poi, con riferimento al debito italiano: “Quando si parla di ‘fondamentali solidi’ ci si riempie la bocca di una espressione altisonante senza spiegarne il significato. L’ultimo ‘Fiscal monitor’ del Fondo monetario internazionale prevede che il debito pubblico degli Stati Uniti nel 2016 toccherà il 112 per cento del Pil. Ma mentre in Italia le famiglie detengono 3.600 miliardi della ricchezza finanziaria, pari al 178 per cento del Pil, negli Usa le famiglie cumulano montagne di debiti al debito federale. Al recente G7 l’Italia è stato l’unico Paese a presentare un avanzo primario pari allo 0,2 per cento del Pil”.

Breve considerazione conclusiva. Dal quadro europeo descritto dal professore Andrea Boltho qualche giorno fa a Palermo emerge un’Europa divisa nettamente in due, tra Nord e Sud, tra Mitteleuropa e Europa mediterranea.

Dalle considerazioni del professore Fortis emerge un quadro sconfortante che ci obbliga tutti quanti alla vigilia delle prossime elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo a porci una precisa domanda: o l’Italia ha un preciso progetto di rilancio deciso del disegno dell’Europa dei Popoli ed è in grado di imporlo all’attenzione continentale, o è meglio prendere atto del fallimento di questo obiettivo e, come si dice dalle nostre parti, leviamoci mano…

Riccardo Gueci

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