Due giovani donne legate dall’impegno civile e dalla ricerca della verità. Rita Atria, la testimone di giustizia che ha aiutato Paolo Borsellino nelle sue indagini sulla mafia nella valle del Belice, e Stefania Noce, la femminista uccisa assieme al nonno Paolo Miano dall’ex fidanzato il 27 dicembre di quattro anni fa a Licodia Eubea. Due ragazze che non si sono mai incontrate e che ieri sera sono diventate protagoniste di un dialogo ideale scritto e interpretato dall’attrice Stefania Mulè. L’evento – organizzato dalle associazioni Rita Atria e Sen – è il primo di una due giorni organizzata nel Comune del Calatino per ricordare la giovane.
«In questi anni si è creata una rete, un gruppo di persone che ha stretto molti legami. Abbiamo tanti elementi in comune con l’associazione Atria», spiegano gli amici che hanno fondato l’associazione Sen, la sigla usata da Stefania Noce per firmare articoli e poesie. Il debutto dell’opera di Mulè è avvenuto a luglio, «in occasione dell’anniversario della morte di Rita Atria – raccontano – Adesso Stefania Mulè ha voluto essere presente qui, a Licodia. E stamattina siamo andati assieme a portare una rosa al cimitero», dice.
«Il tempo è come quel 27 dicembre: pioggia e nebbia – riflettono all’unisono – Sembrerebbe una casualità, ma tra le 9 e mezzogiorno il cielo è sempre lo stesso, come in quella maledetta mattina». Sono passati quattro anni dal femminicidio di Noce e dell’assassinio del nonno Paolo Miano, di 24 e 71 anni. A compiere l’omicidio che ha sconvolto il piccolo centro di Licodia l’ex fidanzato della giovane, Loris Gagliano, condannato alla pena dell’ergastolo senza attenuanti.
La due giorni di «memoria attiva e impegno civico» continuerà stasera con la tavola rotonda dal titolo Gender, chi sei?. Interverranno tra le altre anche le docenti universitarie Graziella Priulla (ateneo di Catania) e Maria Antonella Cocchiara (università di Messina), assieme a Serena Maiorana, autrice di un libro su Stefania Noce. Con loro Tiziana Biondi, fondatrice dell’associazione lgbtqi Stonewall, e Renata Mauceri, coordinatrice della rete dei centri antiviolenza. A coordinare la giornalista Amalia Zampaglione. «Quella del 27 è una data molto importante – afferma Zampaglione – È un dovere ricordare il femminicidio di Stefania Noce». Quest’anno il tema scelto è «quella grande bufala del gender, che di fatto non esiste, ma ha fomentato tante ostilità e ha visto una reazione tanto insolita quanto incomprensibile». «È un tema che qualcuno non vorrebbe che si affrontasse – spiegano gli organizzatori – Ma ne siamo sicuri, Stefania sarebbe stata in prima linea in tempi come questi. Soprattutto contro questa specie di terrorismo portato avanti all’interno delle scuole. Ci avrebbe detto: “Dobbiamo muoverci”. E noi lo facciamo». Studentessa universitaria, femminista, attivista. «Era in prima linea per avere diritti, libertà, pluralismo culturale. Non possiamo tirarci indietro». La due giorni verrà chiusa da un piccolo concerto. «A Stefania piaceva la musica, le faremo questo omaggio con i cantautori che amava di più».
Alla memoria della giovane il Comune ha intitolato una piazza di Licodia e l’ateneo di Catania le ha dedicato un’aula all’ex Monastero dei Benedettini, sede del dipartimento di Scienze umanistiche del quale Stefania era una studentessa. L’evento, invece, è organizzato dai volontari dell’associazione, presieduta da Adriana Palmieri. «Tutto quello che facciamo è quasi esclusivamente con le nostre forze – afferma con semplicità Palmieri – In questo anno abbiamo realizzato dodici eventi, uno al mese». Rivalorizzazioni di zone abbandonate di Licodia, concerti, l’acquisto di un defibrillatore da donare alla cittadinanza. «Lei era altruista, oltre ogni limite. Noi stiamo seguendo il suo esempio».
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