Quasi 300 Comuni non pagano i contributi ai dipendenti Fiumefreddo: «In 5 anni non versati 150 milioni di euro»

«Se io dovessi essere moroso nel versamento dei contributi ai miei dipendenti, non farei il sindaco». Domenico Giannoppolo, primo cittadino di Caltavuturo, piccolo Comune del Palermitano, è uno dei pochi che può affrontare a testa alta lo scottante argomento dei contributi previdenziali che ogni Comune deve versare all’Inps. Per quanto riguarda le somme non versate, Caltavuturo è in regola. Ma in Sicilia rappresenta un’eccezione, condivisa da poche decine di Comuni sui 390 complessivi. In totale, negli ultimi cinque anni, i mancati versamenti all’Inps per pagare i contributi ai propri dipendenti ammonterebbero a 150 milioni di euro. «E la maggior parte dei Comuni supera la soglia di 10mila euro, quella oltre il quale scatta il reato penale». Parola di Antonio Fiumefreddo, l’avvocato catanese alla guida di Riscossione Sicilia, la partecipata della Regione che si occupa di tributi nell’Isola e che è ente riscossore anche per conto dell’Inps.

Il buco è enorme. «È assurdo che finora nessuno abbia fatto nulla e che non si sia controllato – denuncia il legale -. Noi abbiamo verificato gli ultimi cinque anni, quelli che non sono caduti in prescrizione, e abbiamo trovato una situazione disastrosa. Con quale credibilità i sindaci chiedono ai propri cittadini di pagare le tasse, se loro sono i primi a non versarle?». A essere coinvolti sono sia le grandi città – Palermo non ha versato contributi per 1,2 milioni di euro, Catania per 216mila euro, Caltanissetta per 51mila – che i piccoli centri, con il record di Brolo, nel Messinese, poco meno di seimila abitanti, che raggiunge la somma di 1 milione e 271mila euro

Per una semplice azienda privata non rispettare l’obbligo di versamento dei contributi avrebbe gravi conseguenze penali e, soprattutto, i lavoratori si ritroverebbero senza soldi al momento della tanto agognata pensione. Per i Comuni questo vale solo in parte. Fiumefreddo annuncia di aver presentato un esposto a tutte le Procure siciliane. Gli amministratori rischiano di rispondere penalmente, nei casi in cui i mancati versamenti superino i 10mila euro. Sul fronte dei rischi diretti per i dipendenti, invece, le cose cambiano rispetto ai privati. «Per legge l’Inps è tenuta a sostituire gli enti pubblici che non versano i contributi – spiega il presidente di Riscossione Sicilia – a pagare cioè siamo tutti noi cittadini. In più si profila un doppio reato, perché i fondi destinati ai contributi Inps arrivano dallo Stato, con un capitolo apposito dedicato al personale. Se non sono stati usati per i giusti fini, a cosa sono serviti questi soldi?». La partecipata della Regione ha avviato le procedure per recuperare le somme. 

Intanto, a sentire alcuni sindaci, sembra che il problema sia stato ignorato o sottovalutato. «Deve chiedere al ragioniere generale», risponde Ascenzio Maesano, sindaco di Aci Catena, Comune che, stando ai dati di Riscossione Sicilia, deve all’Inps 661mila euro. «Per me siamo in regola», aggiunge il primo cittadino prima di interrompere bruscamente la telefonata. «Non ero a conoscenza di questa situazione, la apprendo da lei», commenta Cettina Di Pietro, la sindaca del Movimento 5 stelle che guida Augusta. Negli ultimi cinque anni il suo Comune non avrebbe versato contributi per una somma pari a 232mila euro. «Chiederò all’ufficio che se ne occupa, dopo aver risolto un problema storico come quello dei precari, questa mancanza sarebbe il colmo». D’altronde il vizio non sarebbe solo siciliano, ma nazionale. Come denunciato dal programma di Rai3 Presa Diretta, il mancato versamento all’Inps dei contributi da parte degli enti pubblici – Comuni, ospedali, Regioni, lo stesso Stato – ammonterebbe a 17 miliardi di euro, contribuendo a peggiorare la fragile situazione economica dell’Istituto di previdenza. 

Non è la prima volta che Fiumefreddo prende di mira le mancanze di amministratori e politici. Prima ha reso pubblico che una sessantina di deputati dell’Ars sono morosi rispetto al fisco, dopo ha rivolto l’attenzione su sindaci e consiglieri siciliani, denunciando che 157 hanno contenziosi aperti con Riscossione Sicilia. Adesso a finire sui giornali sono di nuovo i Comuni. Dopo queste denunce non sono mancati gli attacchi nei confronti del legale, accusato anche di fare demagogia per ambire a cariche politiche. «Proprio questo atteggiamento di fare polemica su tutto – replica il diretto interessato – rende alcuni politici, e di conseguenza alcune istituzioni, insopportabili agli occhi dei cittadini. Io in politica? Non sono interessato a candidature – assicura – e non credo che criticare i vizi dell’antipolitica (perché è questa la vera antipolitica) mi abbia portato qualche vantaggio. Questa accusa – conclude – è come dire che il magistrato fa arrestare le persone per farsi pubblicità».

Salvo Catalano

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