QUESTA LA PROPOSTA DELLA VICE PRESIDENTE DEL CONSIGLIO COMUNALE. IDEA CONDIVISIBILE. RICORDANDO, PERO’, CHE QUELLO REALIZZATO IN QUESTA ZONA DELLA CITTA’ NON HA NULLA A CHE VEDERE CON IL PROGETTO ORIGINARIO DI VITTORIO GREGOTTI
La vice presidente del Consiglio comunale di Palermo, la battagliera Nadia Spallitta, in un comunicato, affronta il tema del quartiere Zen, uno dei più degradati della città.
“Forse – scrive Nadia Spallitta – se lo Zen fosse stato realizzato con caratteristiche architettoniche diverse, con materiali di qualità, con centri di aggregazione, servizi, parchi a verde per i bambini, i drammatici episodi, che quotidianamente segnano la vita di questo quartiere non ci sarebbero. Per questo, di fronte all’opportunità che abbiamo di un nuovo strumento urbanistico (che tarda ad arrivare, mentre gli uffici si ostinano a proporre perlopiù delibere di varianti del vecchio Prg obsoleto di 20 anni) l’amministrazione pubblica dovrebbe avere il coraggio di scelte radicali di trasformazione del territorio idonee a dare dignità ai residenti”. (a sinistra foto dello Zen di Palermo tratta da flomature.it)
“In molte altre città europee all’avanguardia – aggiunge la vice presidente dell’assemblea di Sala delle Lapidi – sono stati attuati progetti di demolizione e ricostruzione di interi quartieri. Non vedo perché anche a Palermo, attraverso una programmazione puntuale e specifica, non si possa prevedere la graduale demolizione e ricostruzione dello Zen”.
“Si tratterebbe – prosegue – di una programmazione lungimirante di grande respiro, che darebbe ossigeno all’edilizia in crisi (si potrebbe a step ricostruire un intero quartiere), senza aggredire il territorio ed eliminando le inaccettabili condizioni di marginalità ed emarginanzione, che il sistema Zen , così come è stato pensato, di fatto ha determinato. Ogni altra soluzione anche alla luce dei crolli di parte degli edifici, spesso fatiscenti, sarebbe dispendiosa e soprattutto inutile, perchè non eliminerebbe le cause reali di degrado e marginalità”.
“Per questi motivi – conclude- auspico che lo schema del nuovo Prg venga predisposto e dibattuto al più presto in Consiglio comunale anche per affronatre le questioni urbanistiche e sociali legate a questa parte del territorio a partire dall’utilizzo delle piazze, che, in questi anni avrebbero potuto essere trasformate in rigogliosi giardini a servizio di mamme e bambini, e invece sono rimaste per lunghi periodi discariche abbandonate a cielo aperto”.
Nota a margine
Solo un appunto alla brava Nadia Spallitta: il quartiere Zen di Palermo – acronico che sta per Zona espansione nord – non è stato “pensato” così. Il progetto è di un grande architetto e urbanista: Vittorio Gregotti.
Il progetto originario – che risente di certo del dibattito culturale degli anni ’60 e ’70 del secolo passato – non è quello che è stato realizzato. Tutt’altro.
Quello dello Zen di palermo – e questo è un giudizio personale – se fosse stato realizzato e gestito secondo quanto progettato da Gregotti non sarebbe quello che è oggi.
Questo non significa che i progetti – soprattutto quelli di grande respiro come nel caso dello Zen o di Librino a Catania, per citare due casi siciliani – non possono essere sbagliati.
Ma proprio il progetto lo Zen – e questo è sempre un giudizio di chi scrive, che ha avuto la fortuna, tanti anni fa, di aver conosciuto questo progetto nelle parole di un urbanista – non era sbagliato.
Sbagliato, semmai, è il modo con il quale è stato realizzato e gestito. Basta fare una semplice riflessione: i grandi spazi che si notano in questo quartiere (che, ricordiamolo, nasce come popolare) – lascia pensare non al vuoto e al deserto, ma a servizi e verde che sono rimasti solo sulla carta.
Detto ciò, nulla contro la brava Nadia Spallitta che, anzi, lancia una proposta condivisibile: demolizione e ricostruzione. Anche perché del progetto originario di Gregotti è rimasto poco (ammesso che ci sia mai stato qualcosa…).
g.a.
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