Qualcuno afferra la palla, infila le tre dita nei fori centrali di questa, poi prende una sostanziosa rincorsa e la scaglia verso dei birilli indifesi ed inermi, in attesa di una loro inevitabile fine.
Il 20 Aprile del 1999 alla “Colombine School”, Littleton, due ragazzi diciassettenni hanno aperto il fuoco sulla folla.
Alla fine di quei “momenti di ordinaria follia”, le vittime erano 13 ma anche i superstiti hanno lasciato lì parte di se stessi.
Michael Moore con la sua 8mm e con il suo movimento disegna una parabola acrobatica alla ricerca delle ragioni che hanno portato i due studenti a scaricare tutta la loro rabbia ed il loro disgusto tra i banchi, la mensa ed i corridoi di quella scuola.
“Bowling a Colombine” è il film-documentario che propone i “Perché?” di un regista ma anche di un mondo sbalordito e sgomento, è il vagabondaggio verso le cause prime che hanno mosso quegli adolescenti nel dissacrare barbaramente e cinicamente quel valore imprescindibile chiamato Vita.
Perché ogni giorno c’è qualcuno che, come in quell’Aprile, stringe tra le mani una palla da bowling e la lascia rotolare con forza e spietata violenza verso dei birilli. Magari questo qualcuno è anch’esso un birillo e prova così a difendersi anche lui da un’enorme palla di ferro che s’avvicina rapidamente.
Armi e violenza tra i giovani americani sintomi di un disagio sociale che sfocia in tragedia. E da noi? Esiste questo disagio? Può causare violenza? E quale?
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