“Quando a Lercara Friddi Lucky Luciano incontrò Finocchiaro Aprile…”

Le note che seguiranno di sicuro faranno arrabbiare i sicilianisti del Movimento per l’indipendenza della Sicilia, ma questi dovranno farsene una ragione perché esse altro non sono che i ricordi di gioventù di uno che all’epoca c’era. Questi ricordi non sono documenti ufficiali di cui gli storici ufficiali si possono avvalere per ricostruire i fatti che allora sono avvenuti, perché quei fatti documentati danno come risultato concreto le versioni che ne danno i vincitori.

Caro professore Hamel debbo dirle che non concordo in nulla sulla sua ricostruzione dei fatti che hanno determinato lo sbarco delle truppe alleate nelle coste meridionali della Sicilia il 10 luglio del 1943.

A seguito della conferenza di Casablanca, nel corso della quale fu deciso da parte dei grandi del tempo – Churchill, Roosevelt e Stalin – di dare il colpo finale al nazismo in Europa, dopo la sonora batosta inflitta alle forze dell’Asse nella battaglia di Stalingrado, gli Stati Uniti d’America – che fino a quel momento non ne avevano voluto sentire d’intervenire direttamente nel conflitto – ed a seguito dell’attacco subito dalla loro flotta navale a Pearl Harbour, si sono decisi ad intervenire direttamente nel conflitto, perché avevano capito che il disegno strategico del nazismo non li escludeva e perciò non potevano più restare neutrali rispetto ad esso.

Così hanno messo in campo un progetto d’intervento che non escludeva ‘alcuna alleanza’. Strategia che successivamente abbiamo potuto riscontrare in tutte le vicende che hanno caratterizzato l’azione militare degli Stati Uniti ovunque siano intervenuti. Basta a questo proposito ricordare l’intesa con i Contras in Nicaragua, con Saddam Hussein nella guerra contro l’Iran, con il governo fantoccio in Vietnam e, per venire ad alcune vicende militari più vicine ai nostri tempi, coi Taliban in Afghanistan e con i mercenari dell’Uck in Kossovo.

In occasione dello sbarco in Sicilia il terreno fu preparato con la visita a Lercara Friddi del lercarese Lucky Luciano, il quale, nel corso del suo ritorno in Sicilia, incontrò l’avvocato Andrea Finocchiaro Aprile, grande agrario e suo compaesano, e da lì, una decina di giorni prima dello sbarco alleato, nacque il Mis, Movimento per l’indipendenza della Sicilia.

Questo Movimento politico lanciò due parole d’ordine molto efficaci. La prima: che a liberare la Sicilia dal nazifascismo sarebbero arrivati i ‘Cugini liberatori’, facendo intendere che i giovani militari americani che sarebbero sbarcati nell’Isola sarebbero stati i figli degli emigrati siciliani negli Stati Uniti. La seconda: che la Sicilia avrebbe potuto diventare la 49° Stella, intendendo che avrebbe potuto essere annessa come 49simo Stato degli Stati Uniti d’America.

Le cronache del tempo raccontano che ad attendere lo sbarco delle truppe alleate sulla spiaggia tra Gela e Licata, la notte del 10 luglio di quell’anno, vi fosse un personaggio, l’avvocato Vito Guarrasi. Anche lui storico assertore dell’Autonomia speciale della Sicilia ed ancora lui, giovane e brillante giurista, auspice del trattato di Cassibile del 3 settembre 1943, tra le forze Alleate ed il governo fuggiasco del maresciallo d’Italia Pietro Badoglio, il quale ne darà notizia soltanto qualche giorno più tardi: dopo cinque giorni, l’8 settembre successivo.

Ora, per non tirarla per le lunghe, queste cose non hanno riscontri in atti ufficiali e quindi gli storici non hanno elementi documentali per poterli inserire nei loro resoconti. Purtroppo, però, sono fatti avvenuti anche se mancano di corredo documentale e questo porta gli storici ufficiali a non tenerne conto. Però, se ne avessero tenuto conto, si sarebbero spiegati tante cose che sono avvenute ed avvengono ed alle quali è assai difficile dare altre spiegazioni logiche.

Per esempio: perché i mafiosi made in Sicily, quando si sentono in pericolo a casa loro, fuggono negli Stati Uniti, e non da clandestini, e senza vincolo di scadenza della loro visita in quel Paese? Forse perché li si sentono al sicuro, protetti? Magari in galera, sotto la protezione dell’Fbi?

Un episodio abbastanza noto riguarda la posizione in un carcere americano di don Tano Badalamenti, il mandante dell’assassinio di Peppino Impastato. Certo, se dovessimo raccontare da storici ufficiali quell’evento, Peppino Impastato sarebbe morto a causa di un incauto attentato al binario della ferrovia Palermo-Trapani. Questo dice il rapporto delle forze dell’ordine dell’epoca.

Certo, se gli eventi che via via accadono in Sicilia dovessimo leggerli sulla scorta di atti ufficiali sarebbe assai difficile dare delle spiegazioni logiche e certe, ma se li guardiamo con l’ottica delle cose inspiegabili che avvengono in Sicilia e che di ufficiale, o documentale, non hanno nulla, non è poi tanto complicato leggere in trasparenza chi le ha volute e determinate.

Anche la trattativa Stato-mafia è una fantasia di alcuni pubblici ministeri visionari. Infatti, non esiste alcun documento scritto che tale trattativa ci fu. Anche le stesse intercettazioni telefoniche, ora distrutte, al tempo in cui gli storici si occuperanno del fatto non potranno fare affidamento su nessun documento certo. Quindi il fatto non è mai avvenuto e la storia sarà costretta ad ignorarlo! Tranne a volerlo benevolmente ricordare come ‘diceria popolare’ del tempo.

A questo proposito, solo per fare un’annotazione dotta, in quanto questi cenni sono rivolti al chiarissimo professore Pasquale Hamel, non c’è dubbio che indicativamente la storia si scriva “carte alla mano”. In questo senso, Hamel rivendica giustamente che la consultazione dei documenti non lasci trasparire nessun legame diretto tra mafia e sbarco degli alleati. La storia, però, va anche interpretata, o almeno così insegnerebbero Veyne, Rancière e tutti coloro che ne hanno indagato i meccanismi narrativi, le lacune, le vie non scritte, ma ugualmente legittimate. In uno, i presupposti epistemologici del fare storia.

Come sa bene Hamel, se ci limitassimo ai documenti, la figura di Gesù Cristo scomparirebbe dalla storia (tranne per qualche accenno di Flavio Giuseppe e Tacito). Per non parlare dei Vangeli, che sono un’invenzione letteraria paragonabile a un grande romanzo.

I Vangeli possono essere considerati quali cronache del tempo che narrano alcuni episodi della giovane vita di Gesù, il quale, invitato ad un pranzo di nozze, avvertito che il cibo non è sufficiente per tutti, si dà da fare per moltiplicare il pane e i pesci, ovvero per moralizzare la vita del suo tempo scaccia i mercanti dal Tempio ed esprime la sua condanna verso l’ipocrisia dei farisei. O, ancora, per salvare l’adultera dalla lapidazione sfida i suoi aguzzini dicendo loro: “Chi di voi è senza peccato scagli la prima pietra”, ecc. Non esiste, infatti, all’anagrafe di Betlemme un’annotazione secondo la quale il 25 dicembre dell’anno zero nel relativo registro è scritto che quel giorno è nato Gesù di Nazareth, da Maria e Giuseppe per virtù dello Spirito Santo.

Riccardo Gueci

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