Qeimada e Carabinieri: ovvero scambi culturali alla ‘festa Erasmus’

5 Dicembre 2008. Qualcuno ha deciso che la festa Erasmus del venerdì sera debba essere dirottata presso dimora privata. Pass d’ingresso: una bottiglia d’alcool di qualsiasi natura e, praticamente, è come essere in lista. Non si tratta di un criterio particolarmente originale, ma ne risulta comunque apprezzabile la democraticità.

Giungono in gruppo gli Erasmus, come stormi di uccelli ripudiano la monade, senza trascurarsi tra loro, ma comunque aperti al prossimo. Ed è in questo momento che – un’italiana come la sottoscritta – avverte la prima sensazione forte della serata, ovvero l’essere totalmente a proprio agio tra perfetti sconosciuti, prevedibilmente tutti spagnoli, piuttosto che tra eventuali presumibili “simili”. Il paradosso è sociologico: la comunanza non rassicura,anzi, più spesso inibisce, agita, disturba; una prova? Noto subito un fino ad allora ignoto imbarazzo in Sara, la mia compagna di avventura spagnola.

La festa non è nulla di trascendentale, ma quella libertà di perdersi tra suoni non ordinari è un piacevole diversivo. Una libertà, del resto, non immaginaria, ma concreta: l’accoglienza dei padroni di casa, la gentilezza di qualsiasi Erasmus al quale ci si rivolga ed in una rara e respirabile voglia di stare insieme, lungi da etichette e pregiudizi. Un contesto in cui è sufficiente esserci, senza la necessità di tacchi piramidali per dimostrare di essere donna o di cintura e giacca per essere uomo.
Nubi di fumo e brindisi estemporanei, la festa non rivela ulteriori peculiarità, se non una rinvenibile nella tappezzeria,ovvero uno striscione in omaggio all’attuale ministro della pubblica istruzione italiana e recante la scritta:”Gelmini… tagli… da parrucchiere”, ma il suo autore è naturalmente troppo ubriaco per parlarne.
Finisce da bere; niente paura, gli spagnoli improvvisano una loro ricetta-forse l’unico elemento tipico della serata: grappa, zucchero e limone… incendiate l’intruglio e otterrete la qeimada, più che una bevanda, una bollente minestra alcolica.

Avrei sperato, per lo meno, in una conclusione un po’ più, per così dire ”spagnoleggiante”, ma è proprio vero che tutto il mondo è Paese: denuncia dei vicini… e via di corsa, prima dell’arrivo dei carabinieri.

Casa dolce casa.

Antonia Maria Arrabito

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