Si terrà la prossima settimana un vertice tra l’amministratore unico del call center Qè Mauro De Angelis e le rappresentanze sindacali. Da superare c’è la fase di stallo che vivono i lavoratori, dopo la firma dei contratti di solidarietà e le paghe che, almeno per il momento, non sono state corrisposte. In questi giorni si sono susseguite le assemblea delle segreterie provinciali e le Rsu di Slc Cgil e Fistel Cisl di Catania, con i circa 600 lavoratori di cui 274 assunti a tempo indeterminato e oltre 300 assunti con la formula del contratto.
Considerato il silenzio della proprietà sulla questione stipendi i sindacati hanno proclamato lo stato di agitazione fissando per il prossimo 5 luglio, una giornata di sciopero. «Sarà un momento comune che coinvolgerà sia i lavori a progetto, che hanno meno tutela, che quelli a tempo indeterminata – spiegano a MeridioNews Gianluca Patanè e Davide Foti della Cgil -. Faremo un corteo che si snoderà per le vie della città con un presidio finale davanti il Comune». La preoccupazione non sarebbe legata soltanto ai due mesi arretrati che i lavoratori devono ancora percepire ma anche «sulla continuità lavorativa per il futuro». I sindacati vogliono coinvolgere le committenti Enel, Sky, Inps e Wind: «Ci chiediamo dove vanno a finire i loro soldi. Non possiamo accettare questa situazione ecco perché chiediamo che il Comune convochi ufficialmente un tavolo di crisi che aiuti a chiarire e risolvere la controversia».
Secondo quanto appreso dal sindacalista Patanè tuttavia esisterebbe qualche spiraglio. «I rappresentanti dell’azienda dicono che non c’è l’ipotesi fallimento – spiega -. Il consiglio d’amministrazione straordinario che si è tenuto ieri ha espresso la volontà di voler pagare le mensilità arretrate senza specificare però quando. Da quello che sappiamo – prosegue -, le committenti hanno corrisposto il lavoro svolto a Qè ma i suoi creditori avrebbero agito bloccando le somme». In attesa del vertice della prossima settimana proseguirà la mobilitazione.
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